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Gattuso, bandiera del Milan e della nazionale campione del mondo

Da Corigliano Calabro al tetto del mondo: questa è la storia di Gennaro Ivan Gattuso, per tutti Rino, ex polmone del Milan di Carlo Ancelotti e della nazionale di Marcello Lippi.
A cura di Alberto Pucci
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Un tempo grande giocatore, oggi aspirante allenatore. Reduce dalla sfortunata parentesi con il Palermo, Gennaro Gattuso studia e osserva in attesa di una seconda chance. C'è chi sussurra di un suo possibile rientro al Milan (magari come allenatore in seconda o tecnico di qualche squadra giovanile) e chi, invece, pensa che Rino debba fare un po' di gavetta prima di arrivare a guidare il Diavolo. Di certo, dopo esser stato il cinquantaduesimo allenatore silurato da Zamparini, "Ringhio" non rimarrà con le mani in mano. Non è il tipo capace di vivere di ricordi o di rendita "sportiva". Nemmeno di frequentare studi televisivi come opinionista o seconda voce nelle telecronache. Lui vuole il campo. Vuole respirare tutti i giorni l'erba del prato: quel rettangolo verde tanto sognato da piccolo, mentre correva dietro ad un pallone sulla sabbia di Corigliano Calabro ("Per tanti anni – ha sempre dichiarato Gattuso – il nostro prato era la spiaggia. Immaginavamo di essere a San Siro"). Un sogno che, molti anni dopo, divenne realtà.

I primi anni con Gaucci e la fuga verso la Scozia – Una mezza dozzina di libri a lui dedicati, probabilmente non bastano a narrare la carriera di uno dei centrocampisti più grintosi del calcio italiano. Scoperto (o almeno così lui dice) dal "folcloristico" Luciano Gaucci, Gennaro Gattuso muove i primi passi nelle giovanili del Perugia, seguendo le orme del padre Franco che, in passato, era stato un giocatore di Serie D. A dodici anni comincia a "ringhiare" tra i ragazzini umbri e, dopo soli 5 anni, fa il debutto in Serie B con la maglia del Grifone. L'anno successivo fa il suo esordio in Serie A, arrivando a giocare 8 partite con la squadra che allora allenata da Nevio Scala. Con la società di Gaucci le cose si complicano. Il tanto agognato contratto da professionista non arriva e Rino decide, grazie alla famosa "Legge Bosman", di scappare in Scozia dove firma un quadriennale con i Glasgow Rangers. Sin dal primo allenamento impara a farsi rispettare e conoscere, mordendo le caviglie di Paul Gascoigne in allenamento. E' lì che cresce come giocatore e come uomo. Si impone all'attenzione di media e tifosi, diventando uno degli idoli della tifoseria che lo ribattezza "Braveheart" e conosce Monica, la sua attuale moglie, grazie al ristorante italiano gestito dalla famiglia di lei.

Il ritorno in patria ed il patto con il Diavolo – Il calcio britannico lo appassiona ma il richiamo della sua terra è troppo forte. Nel 1998 Rino torna a casa e firma con la Salernitana. Con i granata gioca solo 25 partite. Sufficienti per farsi notare da Ruben "Pannocchia" Buriani: uno che il prato di San Siro, con la maglia del Milan, lo aveva realmente "percorso" correndo dietro a pallone e avversari. Buriani, allora team manager della Salernitana, consiglia il ragazzotto calabrese a Galliani e Braida che, nell'estate successiva, fanno firmare al giocatore il contratto della sua vita. Il romanzo rossonero di Gennaro "Ringhio" Gattuso comincia nel 99 e termina nel 2012: 335 partite in rossonero, tredici anni di carriera milanista con scudetti e coppe vinte. Sempre lì nel mezzo a fare legna e, raramente, ad inquadrare la porta. Nei suoi anni di Milan, Rino segna infatti solo nove gol. Alcuni memorabili, come quello segnato a Buffon nel marzo 2011, altri festeggiati a modo suo, con corse sfrenate (Perugia, settembre 2003) sotto quella curva che lo ha amato fino all'ultimo giorno da milanista. Indimenticabili i suoi exploit "grintosi" e, a volte, censurabili, contro gli avversari. Con Ronaldo furono scintille durante un derby del 2009, qualche anno più tardi esagerò con Joe Jordan (allora vice allenatore del Tottenham) arrivando, addirittura, a tirargli una mezza testata.

La Nazionale, la Svizzera e Zamparini – Il punto più alto della carriera di Rino Gattuso, arriva nell'estate 2006 quando vince il Campionato del Mondo con l'undici di Marcello Lippi. In azzurro "Ringhio" colleziona 73 partite ed un solo gol, quello contro l'Inghilterra a Torino, nella mitica partita dove, a muso duro, va a dire a David Beckham: "You don't stay in a swimmingpool". Dopo il saluto alla Nazionale ed il mancato rinnovo con la società rossonera, Gattuso si trasferisce in Svizzera al Sion. Una breve esperienza che lo aiuta a raggiungere il suo nuovo obiettivo: diventare allenatore. Dopo aver preso il patentino, Rino guida la squadra elvetica dal campo, come giocatore-allenatore, prima di esser chiamato da Zamparini per far rinascere il Palermo caduto in Serie B. In Sicilia viene esonerato dopo la sesta giornata di campionato e saluta i tifosi rosanero con un bilancio di un pareggio, due vittorie e tre sconfitte.

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