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Ganci e Santoruvo su Conte: “Ci disse non segnate nemmeno in una gara combinata”

Nel libro “Ingiustizia sportiva. Lo stano caso del Dr Palazzi e mister Conte” di Dario Nicolini di Sky, i due attaccanti hanno riportato una frase pronunciata da Conte in un Chievo-Bari del 2008.
A cura di Marco Beltrami
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E’ iniziata ieri presso il tribunale di Cremona l’udienza preliminare del processo sul Calcioscommesse che dovrebbe protrarsi fino al 21 aprile. Antonio Conte, attraverso i suoi legali, ha manifestato la volontà di affidarsi al rito abbreviato per accelerare i tempi in vista dell’esordio dell’Italia contro il Belgio a Euro 2016 previsto per il 13 giugno, senza voler assolutamente patteggiare. Nel frattempo però l’allenatore salentino è finito a centro di nuove accuse, mosse da due suoi ex calciatori ai tempi dell’esperienza sulla panchina del Bari.

Secondo quanto riportato nel libro “Ingiustizia sportiva. Lo stano caso del Dr Palazzi e mister Conte” di Dario Nicolini di Sky, i due attaccanti hanno riportato una frase pronunciata da Conte in un Chievo-Bari del 2008. "Non siete capaci di segnare neppure in una gara combinata…”, le parole del mister secondo i due calciatori riferite al termine della partita che si concluse con un pareggio già stabilito a tavolino in anticipo. Secondo il racconto infatti a comunicare la combine ai giocatori e allo staff tecnico sarebbe stato l’allora presidente della società del capoluogo pugliese Vincenzo Matarrese. Un risultato cercato non per un giro di scommesse, ma per la volontà di garantire al Chievo un primo posto che avrebbe permesso ad Antonio Matarrese presidente di Lega già  Verona di premiare i gialloblu, evitando un trasferimento.

Secondo dunque le pesanti accuse, Conte era a conoscenza della combine con Santoruvo che trasformò un calcio di rigore che firmò il risultato sul pareggio. Parole pesantissime dunque quelle dei due ex biancorossi che rischiano di riaprire una ferita dolorosissima per tutto il movimento calcistico italiano, mettendo in discussione anche l'operato della giustizia sportiva, considerato troppo leggero.

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