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FIFA, tutti gli scandali dell’era Blatter

Iniziata nel 1998 con un’elezione sospetta, la presidenza Blatter alla Fifa è segnata dagli scandali, dall’assegnazione dei Mondiali 2006 al Qatargate. L’ultimo scandalo, con l’arresto tra gli altri di Jack Warner, al centro di tutti gli intrighi, riapre il libro nero del calcio mondiale.
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Ha trasformato la FIFA nella sua House of Cards, un castello di intrighi e di scandali. Ha sperimentato tutti i lati del potere osceno, che si amministra, si gestisce, si alimenta, fuori scena, nell’oscurità, nell’ombra delle trame di palazzo. Sempre toccato, mai implicato negli scandali, in 17 anni Sepp Blatter, l’uomo che voleva cambiare il calcio, che ha inventato il calcio moderno, ha cambiato soprattutto la reputazione del calcio e della FIFA. Con 209 federazioni nazionali affiliate, più degli Stati membri dell’Onu, e 1,5 miliardi di riserve liquide, la Fifa si è guadagnata l’etichetta di “United nations of football”. Nazioni unite del calcio… e della corruzione. Africa, Asia, Oceania, America, Europa: non c’è continente che sia stato risparmiato dagli scandali.

Vaso di Pandora – L’ultimo, l’arresto di una decina di due vicepresidenti e di una decina di rappresentanti nazionali, accusati di corruzione dal giudice federale di Brooklyn, scoperchia il vaso di Pandora che per troppo tempo si è fatto finta di non vedere. E chiude un cerchio con il 1998, l’anno in cui è iniziata l’era-Blatter. Perché tra gli arrestati, oggi, c’è Jack Warner di Trinidad e Tobago che allora presiedeva la Concacaf, la confederazione americana. “Senza di meha detto Warner qualche tempo fa, “Blatter avrebbe mai vinto”.

Come tutto è iniziato – L’8 giugno 1998, un lunedì, Joseph Blatter, ex colonnello dell’esercito svizzero e p.r. della Longines, diventa l’ottavo presidente della FIFA. Succede a Joao Havelange, che l’ha sponsorizzato, battendo Lennart Johansson per 111 voti a 80. Johansson ha in partenza l’appoggio dell’Europa (che infatti gli riserva 35 voti contro i 16 per Blatter) e dell’Africa, che però a sorpresa si sposta verso lo svizzero. Cosa è successo? L’ha raccontato nel 2002 un alto dirigente del calcio africano, il somalo Farah Weheliye Addo. “La sera prima dell' elezione, la gente faceva la coda all'Hotel Le Meridien di Parigi per farsi dare i soldi" spiega, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. "Qualcuno mi ha detto di aver preso cinquemila dollari prima del voto e altrettanti il giorno dopo, quando Blatter aveva vinto. Ho fatto indagini personali e ho scoperto che 18 elettori africani avevano accettato la mazzetta per votare lo svizzero”. Alla fine, i voti africani per Blatter saranno 24. E Warner? Ha promesso a Havelange l’appoggio della Concacaf in cambio di una donazione da 6 milioni di dollari per costruire, su terreni di sua proprietà, un centro di eccellenza. E, stando al suo racconto, riesce a far votare al posto del delegato di Haiti (assente per motivi di salute) la fidanzata del presidente della federcalcio giamaicana. Dal 1998, Warner fa parte di 6 commissioni su 11 e a Trinidad&Tobago viene assegnata l’organizzazione della Coppa del Mondo Under-17 del 2001.

L’assegnazione dei Mondiali – I voti per l’assegnazione della Coppa del Mondo si trasformano costantemente in tragedie shakesperiane, tra complotti, congiure, tradimenti: gli ingredienti del Giulio Cesare ci sono tutti, mancano solo i coltelli. Nel 2000 la Germania ottiene la Coppa del Mondo del 2006 superando il Marocco al primo scrutinio, l'Inghilterra al secondo e il Sudafrica al terzo, con una votazione incertissima. Ottiene 12 voti su 24, gli otto europei e i quattro asiatici, che avrebbero chiesto un posto in più al Mondiale del 2002 per schierarsi col Sudafrica. Oltre ai quattro delegati continentali, la candidatura africana ha il sostegno di tutta l’America e di Blatter. Fanno 11 voti. Decisivo Jack Dempsey, 78enne rappresentante della Nuova Zelanda, che ha un mandato preciso della sua federcalcio e del governo: appoggiare l' Inghilterra in prima battuta e al Sudafrica nel ballottaggio finale. Il suo voto porterebbe il Mondiale in Africa (in caso di parità, quello di Blatter vale doppio), ma si astiene perché, dice, ha ricevuto pressioni insostenibili da parte europea. Quattro anni dopo, la Coppa del Mondo arriva in Sudafrica. La candidatura supera la concorrenza del Marocco che, secondo quanto ha rivelato il Sunday Times nel 2010, ha pagato 150 mila dollari per ottenere il voto del rappresentante del Botswana, Ismail Bhamjee, scoperto nel 2006 insieme a Warner a vendere sottobanco biglietti per Inghilterra-Trinidad&Tobago a prezzo triplicato rispetto a quello ufficiale. Ma per Blatter il 2010 è un anno fantastico.

L’elezione del 2011 – L’ombra della corruzione pesa anche sulla rielezione del 2011, la quarta consecutiva. A sfidare Blatter c’è solo il qatariota Mohammed bin Hammam, che nel 1998 aveva promesso e portato verso lo svizzero i voti della confederazione asiatica. Ma il giorno prima del voto deve ritirarsi perché accusato, insieme al sempre presente Warner, di aver tentato di corrompere alcuni delegati della Concacaf  per 40 mila dollari. Una commissione istruita in fretta e furia radia a vita bin Hammam, che si è sempre proclamato vittima di un complotto orchestrato da Blatter. L’anno successivo la Corte arbitrale dello sport annulla la sua squalifica, sostenendo che la Fifa non era stata in grado di provare il pagamento di tangenti. La Fifa lo radia di nuovo nel dicembre 2012 e nel 2013, sospende il suo braccio destro, Vernon Manilal Fernando, 63 anni dello Sri Lanka. Lo scandalo sarebbe esploso, scrive l’Associated Press, perché rivelato dal segretario generale della Concacaf, lo statunitense Chuck Blazer, poi diventato informatore dell’FBI, che sei mesi prima aveva visto fallire la candidatura Usa per i Mondiali 2022, assegnati al Qatar. E chi era il principale sostenitore del Qatar? Proprio Mohammed bin Hammam.

Qatargate – Lo stesso bin Hammam che ha versato tangenti da 5 milioni di dollari, 200 mila su singoli conti bancari di presidenti di federazioni africane e 1,6 milioni al solito Warner, per ottenere i Mondiali nell’emirato. Anche l’assegnazione dell’edizione 2018 alla Russia rimane opaca. Già a novembre 2010 la FIFA ha sospeso il tahitiano Reynald Temarii, ex giocatore del Nantes prima di diventare il più potente dirigente d’Oceania, e il nigeriano Amos Adamu, che ha contrattato una mazzetta da 800 mila dollari con due giornalisti del "Sunday Times" che si sono finti imprenditori. Ma non sono gli unici accusati, come riportano le inchieste anche della BBC, di voto di scambio e pratiche illecite. Il camerunese Issa Hayatou, allora vicepresidente dell'associazione, e l’ivoriano Jacques Anouma, vengono sospesi con l’accusa di aver venduto il voto al Qatar per 1,5 milioni di dollari. Ismael Bhamjee (quattro anni di sospensione), il maliano Amadou Diakite, Ahongalu Fusimalohi di Tonga (tre anni) e il tunisino Slim Aloulou (due anni) pagano per l’omessa denuncia. Scandali che hanno fatto allontanare due sponsor storici come Sony e Emirates Airlines.

Isl e Infront – Anche quando non è toccato direttamente, Blatter rimane comunque al centro del mirino. Ad aprile 2013 il suo predecessore Joao Havelange ha lasciato l’incarico di presidente onorario, perché un’inchiesta ha dimostrato che aveva accettato, insieme al genero Ricardo Teixeira (ex presidente della federazione brasiliana) tangenti per 14 milioni dalla International Sport and Leisure (Isl), un’azienda che deteneva i diritti dei Mondiali di calcio del 2002 e del 2006, fallita nel 2001. E Blatter che c’entra? C’entra. Perché dalla Isl nasce Infront Sports & media. E chi è il presidente e ceo della società con sede a Zug, in Svizzera? Philippe Blatter, nipote di Sepp e già direttore della Swiss Olympic Association, che in dieci anni ha portato Infront ad avere 25 uffici in 13 Paesi e 800 milioni di fatturato nel 2014. La società, che in Italia gestisce per la Lega la vendita dei diritti tv della serie A, è stata acquistata dal magnate cinese Wang Jianlin per un miliardo e cinquanta milioni di euro, ma Blatter resterà al suo posto almeno fino al 2020. Ma facciamo un passo indietro. Wanlin l’ha rilevata da Bridgepoint, fondo britannico di private equity vicino a Blatter jr, cui a sorpresa i tre azionisti (Jacobs Holding, Junkermann Group e Dr Martin Steinmeyer) l’avevano ceduta nel 2011. All’epoca, infatti, veniva data per certa la cessione a un fondo del Qatar. Ma i qatarioti, otto mesi dopo aver ottenuto i Mondiali 2022, si ritirano. Coincidenze? Blatter, comunque, Blatter è uscito sostanzialmente pulito dall’inchiesta, ma la commissione etica della Fifa l’ha definito “impacciato” per non essersi accorto delle tangenti pagate a Havelange. Cosa resta, dunque, di questi 17 anni? La miglior sintesi l’ha offerta Karl-Heinz Rummenigge nel 2011. “Un coacervo di corruzione (e) un presidente, Blatter, che ha perso il suo potere. un re senza regno, perché il regno non dipende da lui, ma dai principi dei vari continenti che lo hanno eletto”.

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