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Parma, un fallimento del calcio italiano

Fallimento Parma, calciatori in sciopero: rinviata la gara contro il Genoa

I calciatori lo avevano già annunciato: “Abbiamo chiesto un altro rinvio”, nel pomeriggio arriva l’ufficialità dello slittamento del match. Tavecchio: “Me ne assumo la responsabilità”.
A cura di Maurizio De Santis
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E' uno stillicidio continuo quello del Parma, che al Ferraris – contro il Genoa – non si presenteranno in segno di profondo dissenso contro Federcalcio e Lega. Lo aveva annunciato a sorpresa il capitano Alessandro Lucarelli, poco prima dell'ingresso a Collecchio: "A Genova non si gioca, abbiamo chiesto venga rinviata la partita". Nel pomeriggio è arrivata anche l'ufficialità: "Mi prendo la responsabilità di questa decisione", ha detto il presidente federale Carlo Tavecchio, che si era consultato anche con il presidente del Genoa, Enrico Preziosi. L'annuncio del rinvio è arrivato durante la conferenza stampa tenuta dopo il Consiglio Federale di quest'oggi. Si tratta del secondo rinvio (per di più consecutivo) dopo quello del match contro l'Udinese. A quattro, la normativa federale prevede l'esclusione dal campionato automatica. La situazione in casa emiliana, insomma, peggiora di giorno in giorno.

Il Parma è sull'orlo del fallimento: sul tavolo ci sono i conti da pagare, un bilancio da buco nero, creditori che premono alle porte, un'indagine della Procura per bancarotta fraudolenta (anche se al momento non risultato persone iscritte formalmente nel registro delle inchieste), sfiducia generale e soprattutto la rabbia della squadra che adesso – nonostante le belle parole e gli attestati di solidarietà – ha deciso di mettersi di traverso. I calciatori sono stufi, nemmeno è bastata l'ultima presa di posizione dell'Aic (il sindacato dei giocatori) che ha chiesto e ottenuto il posticipo di 15′ per tutte le gare della prossima giornata di campionato. "A Genova andiamo con le nostre macchine", aveva ammesso con orgoglio il capitano, Lucarelli. "Vi accompagniamo noi", hanno fatto sapere i tifosi pronti ad organizzare un torpedone perché a Marassi, contro il Grifone, la gara abbia inizio.

A giudicare dalla piega presa dalla vicenda nelle ultime ore, la sfida tra liguri e gialloblù era sembrata una chimera perché i ducali s'erano già detti pronti a una forma di protesta clamorosa: scioperare, incrociare le gambe, appendere le scarpette al chiodo, divise nello spogliatoio. La mediazione da parte dell'Assocalciatori è stata vana: contatti febbrili per evitare la serrata, un'opera diplomatica che non ha scalfito la ferma volontà dei calciatori che, invocando rispetto per se stessi, ne hanno fatto questione di dignità e professionalità, entrambe calpestate prima da Ghirardi poi da chi lo ha succeduto al timone del Parma fino a condurlo contro gli scogli. Si tratta di Manenti, l'uomo che dice di avere i soldi perché il club chiuda la stagione e poi riparta. Ma finora non s'è visto il becco d'un quattrino.

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