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Europeo 2016 in Francia

Euro 2016: Italia, la Germania si batte così

La partita si vince in difesa. Servono però meno passaggi fra il trio BBC e lanci immediati. A sinistra, alle spalle di Muller, la Germania è più vulnerabile: Conte invertirà Florenzi e De Sciglio? Fondamentale Giaccherini in pressione su Khedira.
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La difesa contro la forza. L'astuzia contro la tecnica. L'Italia che ha commesso più falli di ogni altra a Euro 2016 (68) sfida la Germania che ha tirato 66 volte in porta. È una Mannschaft quadrata, che ha concesso appena 21 conclusioni alle avversarie, meno di ogni altra. Certo, ha aiutato l'atteggiamento passivo della Slovacchia e soprattutto dell'Irlanda del Nord, che ha spinto il possesso palla tedesco al 79%, il dato più alto nella storia dell'Europeo dal 1980. L'Italia, però, ha tenuto la porta inviolata per la 19ma volta nella manifestazione, più di qualsiasi altra Nazionale. E in 90′ gli azzurri sono arrivati 7 volte al tiro contro la Spagna, che non ne subiva così tanti dal 1984, proprio contro la Germania. La Mannschaft però non è imbattibile. Ma è una squadra che sa cambiare pelle, che non è facile da prevedere.

Come gioca – Il primo motore della Germania non può che essere Toni Kroos, che tocca una media di 111 palloni a partita, più di chiunque altro all'Europeo, ed effettua non meno di 11 lanci lunghi, uno più bello dell'altro. È un'arma che la Germania usa spesso per ribaltare il gioco, non a caso è l'unica nazionale con due giocatori nei primi 10 per “long balls” (l'altro è Boateng). Il lancio non serve tanto a guadagnare campo in verticale, quanto ad aprirlo in orizzontale. La Germania, infatti, ha il possesso palla più alto di tutto l'Europeo (64%, con 2536 passaggi totali), ma il pallone viaggia in media 17 metri prima di raggiungere il compagno, come nella Spagna, nell'Inghilterra o nella Svizzera, che però risultano decisamente più sterili.

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Cervello Kroos – Kroos sviluppa il gioco prevalentemente verso sinistra. Una conseguenza, da un lato, di una predilezione naturale, dall'altra della configurazione della squadra nelle prime due partite, contro l'Ucraina e soprattutto la Polonia, avversario della Mannschaft in tre delle ultime cinque partite in cui non è riuscita ad andare in gol. La versione iniziate dell'undici base, infatti, prevedeva Howedes come terzino destro, molto più bloccato di Kimmich, e Götze come falso centravanti. Così, Kroos o eventualmente Boateng in appoggio in fase di costruzione, potevano dare ampiezza alla manovra solo grazie ai movimenti senza palla di Müller, sempre molto largo e lontano dalla porta al momento di ricevere il pallone. È questo il vero limite della prima Germania: Götze non è un giocatore che dà profondità se impiegato come punta di movimento in un 4-2-3-1 e l'architettura del gioco porta l'elemento più pericolo a girare lontano dalla zona che conta. Il risultato è un possesso palla insistito, una squadra sbilanciata e poche occasioni create. Per la prima volta proprio dalla sfida che aveva aperto l'Europeo 1988 contro l'Italia, la Germania non tira mai in porta in tutto il primo tempo. La rivoluzione è inevitabile.

I passaggi di Kroos e Boateng nella trequarti offensiva contro la Slovacchia
I passaggi di Kroos e Boateng nella trequarti offensiva contro la Slovacchia

Serve attenzione – Dalla partita con l'Irlanda del Nord cambia tutto. Kimmich per Höwedes, Gómez davanti e Götze o Draxler a giocarsi l'ultimo posto da trequartista sinistro. Cambia l'occupazione degli spazi. Il sostanziale 2-4-4 offensivo prende tutta un'altra dimensione. Ma allo stesso tempo rivela una possibile vulnerabilità.

Florenzi o De Sciglio? – Al di là della questione De Rossi, che non dipende da lui, Conte ha una scelta chiave da risolvere: tenere De Sciglio a sinistra o invertire gli esterni e riportare Florenzi da quella parte? Il dubbio è amletico, ma è lì che si gioca la partita. Perché Kimmich sovrappone continuamente, è più un terzino di corsa che di posizione: perde 17 palloni di media e vince poco più di un contrasto su due. Il meccanismo è studiato e permette a Müller di tagliare dentro, quasi sulla linea di Gomez. Mentre Ozil, che nelle prime partite accompagnava molto a sinistra per appoggiare Müller, ora svaria con libertà anche maggiore su tutto il fronte d'attacco.

L'evoluzione di Ozil con la Polonia e la Slovacchia
L'evoluzione di Ozil con la Polonia e la Slovacchia

L'Italia dovrà fare l'Italia. Difendere bassa ma non troppo, e soprattutto mantenere le marcature preventive aggressive perché la Germania si sbilancia, soprattutto sul suo fronte destro, sulla catena Kimmich-Müller. E si torna al dilemma: meglio confermare De Sciglio per non portare troppo dentro Müller, o spostare Florenzi per sfruttarne la corsa fra le linee una volta recuperata palla?

Giaccherini – Come già contro la Spagna, l'ago della bilancia in mezzo può essere Giaccherini, destinato a trovarsi sulla strada di Khedira. Inevitabilmente meno coinvolto nello sviluppo del gioco rispetto al playmaker tedesco e della Juventus, porta però dalla sua una maggiore attitudine al recupero palla e riesce così a creare lo stesso numero di occasioni.

Cambio modulo? – Conte avrebbe anche mandato degli osservatori per “spiare” l'allenamento di Löw, un po' come faceva lui, nascosto dietro un muretto, quando dieci anni fa cercava di rubare i segreti di Van Gaal per imparare il mestiere di allenatore, il mestiere di vincere di cui adesso è maestro indiscusso. Perché Löw potrebbe decidere di cambiare ancora, di ribaltare il tavolo, di mettersi a specchio e andare all'uno contro uno a tutto campo, forte di una superiorità tecnica che nel confronto individuale si vede, si sente, si tocca soprattutto in mezzo. Il ricordo dell'ultima amichevole rimane, anche se era un'Italia decisamente troppo sperimentale per fare testo fino in fondo. Quella partita, però, ha dimostrato che la Germania può reggere anche un 3-5-2 o un 3-4-3 con Kroos e Ozil a dettare i tempi del gioco, due esterni box to box a dare ampiezza e pressione e una propensione naturale alla verticalità.

Contromisure – Sarà una partita a scacchi con ancora più incognite rispetto alla Spagna. Contro le Furie Rosse, i nostri punti forti si incastravano nelle debolezze avversarie come le tessere di un puzzle: chi fosse riuscito a controllare il gioco, avrebbe vinto la partita. Con la Germania no. L'Italia e la Mannschaft dovranno venire di più a patti con l'avversario e snaturarsi appena un po' di più. L'Italia deve affrontare una maggiore densità sulla trequarti difensiva e soprattutto occupare le linee di passaggio contro una squadra che fa correre il pallone a velocità superiore ed è in continuo movimento senza palla. È vero che, comunque, avere tre centrali garantisce una sostanziale superiorità numerica anche con Müller sulla linea di Götze, ma sarà più difficile rispetto alla partita contro la Spagna spezzare il triangolo centrale a centrocampo. Allontanare Kroos da Ozil, insomma, potrebbe non bastare.

Metamorfosi – È un'Italia che deve attirare la Germania e tenerla sulla corda. Danzare come una farfalla e pungere come un'ape. Lasciare che si illuda, che si scopra, ma non lasciarle il centro del campo. E soprattutto evitare di giocare troppo palla a terra in difesa. Bonucci, Chiellini e Barzagli dovranno lanciare più spesso, aspettare un tempo di gioco in meno, così da prendere i tedeschi scoperti sulla transizione alle spalle dei due registi e del terzino di turno. Löw lo sa, e sta chiedendo ai suoi, per reazione, di variare i flussi di gioco. Teme soluzioni come quella che ha portato al gol di Giaccherini contro il Belgio, sul perfetto lancio di Bonucci. Sta orientando la squadra verso un possesso più ragionato, con qualche apertura in orizzontale in più e un aiuto maggiore di Hummels e Boateng, cresciuto molto con Guardiola nella costruzione del gioco, in prima battuta nell'impostazione della manovra. È questa la sfida più affascinante: cambiare volto per entrare sotto la pelle dell'avversario. Conte e Löw sanno farlo meglio di chiunque altro. Ready? Play.

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