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Elogio a Madrid, città del calcio e signora della Champions

Dopo la finale della stagione 2013/2014 le due compagini più importanti della capitale madrilena si sono ritrovate nell’ultimo atto della Champions League 2015/2016. Due storie e due approcci diversi che stanno portando in alto il nome di Madrid nel panorama calcistico mondiale.
A cura di Vito Lamorte
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Comunque vada sarà un successo… e così è stato tra le due formazioni che dal Manzanarre al Duomo hanno conquistato il proscenio della Champions. In questo momento Madrid è senza alcun dubbio la capitale del calcio europeo. Se non mondiale. Non ci sono due squadre così forti e competitive in nessuna città del mondo. Real e Atletico con due storie e approcci totalmente diversi al calcio giocato e sono riuscite nell'impresa di arrivare in finale di Champions League per due volte in tre stagioni. Le differenze tra le squadre sono enormi e abbiamo provato a tracciare un profilo.

Real, spese pazze e campionissimi

Il Real Madrid è la squadra delle stelle: è l’Equipo del siglo passato, secondo la Fifa. Una squadra che punta non solo a vincere, ma a farlo nel segno del bello. Sono i Galacticos e in panchina li guida uno di loro anche se alla prima esperienza, quel Zinedine Zidane che, dopo aver fatto cose bellissime in campo, cerca di farle ripetere a chi è d’altronde già abituato a vincere come Ronaldo o Modric. Una super potenza economica e calcistica che ha vinto 18 trofei internazionali e vanta tra le sue fila giocatori che fanno la differenza 99 volte su 100. Cristiano Ronaldo, Bale, Benzema, James Rodriguez, Sergio Ramos, sono solo alcuni dei nomi altisonanti di questa squadra che ha vissuto una stagione controversa e, a dispetto di ogni pronostico, si trova in finale di Champions. Il cambio di allenatore e i risultati altalenanti mai avrebbero fatto pensare che le merengues sarebbero arrivati a giocarsi l'undicesima coppa dalle grandi orecchie. L'arrivo di Zinedine Zidane al posto di Rafael Benitez sulla panchina della Casa Blanca ha portato serenità nel gruppo storico dello spogliatoio e ha consentito di arrivare in fondo sia alla Liga che alla Champions League.

Dal punto di vista economico il Real è una superpotenza dai fatturati in continua ascesa. Un vero e proprio "partito politico". Nell’ultima stagione il club di Florentino Perez ha messo a bilancio entrate totali per 577 milioni di euro escluse le plusvalenze da mercato. Questo grazie ad uno sfruttamento del brand fatto in maniera esponenziale: giocatori usati per campagne pubblicitarie in tutto il mondo, contratti milionari con aziende di ogni settore e persino un ristorante brandizzato a Dubai.

Gli acquisti faraonici della scorsa estate di Florentino Perez, il presidentissimo del Real, sono stati Mateo Kovacic dall'Inter per 35 milioni di euro e Danilo dal Porto per 31 milioni, due giocatori mai funzionali alla squadra che sono stati dei rincalzi per tutta la stagione. Il Real Madrid è ormai noto per queste "spese pazze" e per le cessioni che molte volte sono andate a definire altri organici di top team europei. Mi vengono in mente tre nomi su tutti: Arjen Robben, Wesley Sneijder e, non ultimo, Sami Khedira. Il Real non è proprio l'esempio di come gestire una società di calcio ma grazie alle sue grandi possibilità economiche può permettersi di agire senza troppi problemi.

Atletico, "cholismo" e programmazione

Tutt'altra storia sulla sponda opposta del Manzanarre. L'Atletico Madrid grazie alla oculata gestione di Diego Pablo Simeone e del Direttore Sportivo, José Luis Pérez Camminerò, riesce sempre a coniugare spese importanti e valorizzazione di ragazzi de ‘La Academia', di cui si occupano principalmente Emilio Gutierrez Boullosa e Carlos Aguilera. L'Atletico si identifica nel "cholismo" in tutto il mondo pallonaro e non è solo un modo di giocare e di stare in campo ma di vivere il gioco del calcio. Cura dei particolari, intensità e gestione delle risorse: Simeone dal suo arriv0, o ritorno, ai colchoneros ha introdotto una mentalità vincente e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’Atletico è una squadra con un perfetto equilibrio tra ‘garra' argentina e preparazione tattica e tecnica. Alcuni lo definiscono anti-calcio ma qui si parla della migliore fase difensiva al mondo. Lo ha ben dimostrato in Champions nei quarti vinti contro il Barcellona: pressing metodico, goal, chiusura con occupazione tattica di tutti i corridoi nei quali gli avversari possono organizzarsi con il tiqui-taqa.

L’Atletico è quello dei rapporti con i fondi d’investimento, che ha messo in piedi una partnership con i petrodollari dell’Azerbaijan prima e con l’arrivo del cinese Jianlin in un secondo momento. La costruzione del nuovo Calderon e le ultime spese sul mercato sono frutto di queste nuove collaborazioni.

Il ritorno di Felipe Luis, gli acquisti di giovani prospetti come Ferreira Carrasco, Luciano Vietto e Savic, ex Fiorentina; hanno sopperito agli addii di Arda Turan, Miranda, Raul Garcia e Mario Mandzukic. Tutto fatto nel rispetto dei bilanci e con l'oculatezza di puntare su calciatori da valorizzare. L'Atletico, come già anticipato, cura molto il settore giovanile e un esempio importante è Saúl Ñíguez, ragazzo del 1994, titolare inamovibile e prospetto molto interessante. In due parole: organizzazione e programmazione.

Adios Milano

Le due squadre di Madrid hanno fatto uno sgarbo proprio alla città che ospita la finale della Champions League 2015/2016: fino a questa stagione il Milan e l'Inter tenevano alta la bandiera italiana con un totale di dieci vittorie per la città meneghina e avevano raggiunto la finale in 16 occasioni ma quest'anno la capitale spagnola è diventata la città con più vittorie nella massima competizione europea per club (11) e con più apparizioni nell'ultimo atto della competizione (17). Statistiche a favore anche nell'era della UEFA Champions League: Madrid conquista il suo quinto titolo, uno in più della stessa Milano e della rivale di sempre, Barcellona.

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