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E’ morto Bruno Pesaola

Pesaola, che aveva 89 anni, era stato calciatore e allenatore del Napoli. Con la Fiorentina vinse lo Scudetto nel 1969.
A cura di Alessio Morra
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E' morto un mito del calcio, Bruno Pesaola. Il ‘Petisso' aveva 89 anni. Arrivato in Italia nel 1947 giocò con la Roma e con il Napoli. Chiusa la carriera da calciatore divenne allenatore. Con la Fiorentina vinse lo Scudetto nel 1969, l'ultimo del club viola. Guidò anche, in tre periodi diversi i partenopei. L'ex tecnico del ‘Ciuccio' era ricoverato per problemi di circolazione all'ospedale Fatebenefratelli di Napoli, ed è morto per via di un collasso cardiocircolatorio.

Bruno Pesaola nacque nel 1925 a Buenos Aires, i suoi genitori erano andati in Argentina a far fortuna. Da giovanissimo torna in Italia, lo acquista la Roma. Pesaola è un centrocampista intelligente e con i piedi buoni, di gol ne segna parecchi. Un infortunio serio pose fine alla sua avventura nella Capitale. Giocò due anni con il Novara, poi nel 1952 arriva a Napoli, città che di fatto non lascerà mai più. Con i partenopei gioca per otto stagioni prima di ritirarsi.

Diventa tecnico degli azzurri nel 1962. Il Napoli per la prima volta è in Serie B. Pesaola ha una bella personalità, idee innovative e un carattere deciso. I partenopei vincono la Coppa Italia (unica squadra a vincere il trofeo giocando in B) e tornano in A. La squadra azzurra la lascia per un anno, poi la ritrova e la riporta su buoni livelli. Nel 1968/1969 il ‘Petisso' compie una grandissima impresa perché porta lo Scudetto a Firenze. Il secondo e ultimo della Fiorentina. I viola arrivano fino ai quarti della Coppa dei Campioni. Pesaola poi allena in due momenti diversi il Bologna, con cui vince ancora la Coppa Italia, va al Panathinaikos e in due momenti diversi guida nuovamente il Napoli. Non solo i risultati ottenuti hanno fatto entrare Pesaola nel pantheon calcistico della Serie A. Il suo carattere, il suo immancabile cappotto di cammello e per le infinite sigarette che accendeva e spegneva durante le partite fanno parte della storia del nostro campionato. Paolo Sorrentino nel suo primo film ‘L'uomo in più' lo omaggiò creando un personaggio a lui ispirato.

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