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Dzeko, il principe dei gol divorati: sono già otto le occasioni sprecate dal romanista

Nonostante le quattro reti segnate, l’attaccante bosniaco si è confermato come uno degli attaccanti più imprecisi davanti al portiere.
A cura di Alberto Pucci
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Un tempo c'era Egidio Calloni, oggi invece Edin Dzeko. Passano gli anni, cambiano le mode ma il calcio continua a proporre personaggi che farebbero la fortuna della Gialappa's Band e del rimpianto "Mai dire Goal". In queste prime settimane di calcio giocato, il principe indiscusso dell'errore si è confermato ancora una volta il romanista che, non contento degli errori macroscopici della scorsa stagione, ha continuato a divorarsi gol anche in queste prime uscite della Roma di Luciano Spalletti. Al nazionale bosniaco, sia chiaro, grinta e sfortuna non mancano.

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L'ex Manchester City è sempre nel vivo del gioco e presente in area di rigore ma, per imprecisione e per cattiva sorte, la porta avversaria spesso non la centra. Secondo Opta, ad oggi sono già salite a otto le chiare occasioni da gol mangiate da Dzeko. Un numero impressionante di errori che nessun'altro attaccante ha collezionato in queste prime sei giornate di Serie A.

La sfida con Belotti

Appena convocato dal commissario tecnico Bazdarevic, per le partite che la Bosnia giocherà contro Cipro e Belgio, Edin Dzeko è croce e delizia per il popolo romanista. Autore di quattro reti in campionato, il bosniaco è però ricordato (e sbeffeggiato) solo per i suoi incredibili errori che fanno dire al tifoso medio italiano: "Beh, questo lo segnavo anch'io!".

A rendere ancora più evidente la mira sbilenca del nove giallorosso, è l'impietoso confronto con Andrea Belotti: attaccante appena incrociato nella sfida contro il Torino. Il "Gallo" granata, insieme al romanista, è uno dei giocatori che tira di più verso lo specchio della porta di tutta la Serie A. La differenza tra i due, però, è l'efficacia con la quale il centravanti italiano riesce a concludere. Nulla a che vedere con quella del bosniaco: ormai diventato l'erede naturale di quel Calloni che, negli anni settanta, faceva disperare i tifosi del Milan.

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