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Dugarry attacca Verratti: “Non merita il Barça”. L’agente risponde: “Da che pulpito”

Botta e risposta al vetriolo tra l’ex attaccante del Milan che ha speso parole pesanti nei confronti del giocatore e il procuratore di quest’ultimo definito dal francese il “Raiola dei poveri”
A cura di Marco Beltrami
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Cristophe Dugarry ci ha preso gusto. L'ex attaccante di Bordeaux, Milan, Barcellona e Marsiglia, campione del Mondo e d'Europa con la nazionale francese ha nuovamente vestito i panni del provocatore. Solo poche settimane fa, in occasione dell'addio di Totti alla Roma, il transalpino sentenziò: "Non è una leggenda" sollevando un vero e proprio polverone. Adesso nel suo mirino è finito un altro calciatore italiano, ovvero Marco Verratti.

Dugarry contro Verratti

A Dugarry non sembra andar giù il tormentone relativo al futuro del centrocampista che ha comunicato al Paris Saint Germain la sua volontà di lasciare la Francia, con destinazione Barcellona. A suo giudizio, l'ex Pescara non meriterebbe l'approdo in blaugrana: "Verratti al Barcellona? "Mi sorprende, è tutto fuorché un grande giocatore – le sue parole ai microfoni di  RMC Sport – Un buon giocatore, certo, ma che cosa ha fatto per meritare il Barcellona?". Come se non bastasse inoltre, ecco una stilettata anche sullo stile di vita del nazionale azzurro: "Ogni sei mesi Verratti appare sui media per chiedere un aumento dello stipendio. E spesso è infortunato perché il suo stile di vita non è il migliore…".

Di Campli: "Da che pulpito"

Non ha perso tempo per rispondergli per le rime, Donato Di Campli agente di Verratti. Questa la risposta del procuratore affidata ad un tweet pesantissimo: "Caro Dugarry, in Italia sei ricordato per le sfilate di moda ed i party a base di pepsi e non per aver giocato a calcio. Da che pulpito…". La vicenda però è tutt'altro che finita visto che sempre attraverso RMC Sports è arrivata la controreplica di Dugarry: "Tutti sanno che non mi sono mai privato di uscire e bere un piccolo bicchiere. Sfortunatamente quando ero a Milano, ero troppo spaventato da tutti i grandi campioni intorno a me. Mi preoccupa che quest'uomo (Di Campli, ndr) che si sta occupando di un trasferimento da 100 milioni di euro, pensa a rispondere a me. Non capisco se questo è il lavoro degli agenti. E' il Raiola dei poveri". 

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