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Dottor Wayne e mister Rooney: la strana partita di Wonder Boy con se stesso

L’Everton naufraga a Reggio Emilia contro l’Atalanta. Rooney prova ad incitare i suoi ma non incide. Inizia male una settimana chiave: domenica torna all’Old Trafford, lunedì si presenta in tribunale dopo l’arresto per guida in stato di ebbrezza.
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Wayne Rooney, diceva Sir Alex Ferguson, ha il "wit" del calcio. Ha l'ingegno, l'intelligenza, il senso innato per essere nel posto giusto, per gestire il talento, distribuire le risorse senza trattenere nulla. Fino all' eccesso, in campo e fuori.

Everton, resa senza condizioni

A Reggio Emilia, unico rimpianto di una notte europea indimenticabile che l'Atalanta non può vivere nel suo stadio perché non a norma con i regolamenti Uefa, Rooney gioca da ala sinistra. Il primo tempo, nel contesto di una squadra che ha subito il secondo 3-0 consecutivo, che ha subito 8 gol nelle ultime tre partite senza segnarne nessuno, è il manifesto di una storia arrivata al suo capitolo insieme più nostalgico, passionale, triste, forse finale. Un capitolo che si misura nei 37 tocchi e nei due tiri ma tutti da fuori area. In un giocatore che dovrebbe essere il leader, che da subito si mostra l'unico a provarci, ma negli ultimi sedici metri non arriva mai fino all'intervallo.

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Jonathan Wilson, l'autore di “Inverting the Pyramid”, un libro riferimento per la storia della tattica del calcio, l'ha definito un giocatore box-to-box avanzato. È un attaccante versatile, che negli ultimi tempi allo United si concedeva anche a compiti sempre più difensivi. E a Bergamo gioca da ala sinistra, nel primo tempo tocca 37 palloni, tira due volte ma sempre da fuori area.

Dal "giocatore da strada" al campione

Una prestazione che per certi versi giustifica i meccanismi difensivi di chi a Goodison Park si dichiara convinto di aver già visto il meglio di Wayne Rooney. E di averlo visto prima dell'estate del 2004, quando Ferguson si presentò con un'offerta di quelle che non si possono rifiutare: 39 milioni per un 18enne che da pochi mesi aveva esordito in nazionale. Una promessa che, scriveva Leo Sisti su Repubblica, “nessuno poteva immaginare capace di trasformarsi da centravanti di talento con le orecchie a sventola e una vaga tendenza alla rissa a "universale", a pura incarnazione del calcio moderno”.

Il Rooney che lasciò Everton col corpo ma non col cuore, che a casa ha continuato a giocare con i figli indossando il pigiama dei Toffees, era una forza della natura. Lo chiamavano “Giocatore da strada”, segnava da distanze impossibili (vedere il gol a White Hart Lane nella sempre sentitissima FA Youth Cup) e dribblava in zone di campo inattese. È all'icona di quel calcio istintivo che i tifosi cantavano “Rooney gonna get you”, “Rooney ti conquisterà”, con quella gioia un po' infantile che traspirava da ogni sua mossa.

L'immaginazione lascia il posto alla realtà

È un George Best del calcio moderno, che pure arriva a guadagnare da solo, in una settimana, più di quanto costasse in un anno tutto lo United che satà campione d'Europa con Matt Busby. “Quando sei un ragazzino e usi la tua immaginazione, ti vedi fare goal a Wembley con 100.000 tifosi che urlano il tuo nome. Non pensi a tutto ciò che ti toccherà prima di quel momento, tipo startene in un campo d'allenamento gelato con le ginocchia che tremano con davanti questi giganti che fino a poco prima conoscevi solo per nome” scriveva Best nella sua autobiografia.

Come lui, Rooney avrebbe voluto giocare “sette giorni su sette, se me l'avessero concesso”. A Reggio Emilia, è l'unico con l'esperienza e la voglia di provare a cambiare le cose, nel contesto di una squadra bloccata dal punto di vista tecnico e mentale. Una sensazione che anche Best ha provato, dopo il titolo europeo, nel contesto di una squadra invecchiata prima, indebolita poi.

200 gol e 100 ammonizioni: i due lati di Wonder Boy

Rooney che in queste settimane è diventato il secondo giocatore a toccare i 200 gol e i 100 cartellini gialli in Premier League, col passar degli anni e l'aumentare della responsabilità si è fatto in campo inibito, disciplinato. Sembra valere per lui, come ha sottolineato Mathew Syed sul Times, la conclusione di uno studio di Teresa Amabile, una docente della Harvard University, su 20 artisti di fama mondiale. “Abbiamo analizzato dieci lavori creati su commissione e altrettanti creati per semplice gioia di espressione, per ognuno di loro. E i lavori prodotti su commissione sono significativamente meno creativi”.

Una verità psicologica con ricadute evidenti anche per il mondo del calcio. Ed è una chiusura nostalgica ma a suo modo rivelatrice che Rooney esca, dopo 55 passaggi, tre conclusioni, quattro contrasti e due palloni intercettati, esca per far posto a Klaasen, che ha chiuso quella finale da capitano dell'Ajax battuto e che di quella partita, ha detto, con Rooney non riesce ancora a parlare.

I palloni toccati da Rooney contro l'Atalanta
I palloni toccati da Rooney contro l'Atalanta

Quando la passione diventa lavoro, aumentano rabbia e passeggeri oscuri. Con un grande dono, spesso sembra venire anche uno spirito auto-distruttivo. Rooney, che ha confessato di continuare a usare un sacco da pugilato, un punching bag, per sbollire la rabbia, non ha certo iniziato al meglio una settimana che lo vedrà tornare all'Old Trafford contro il Manchester United di Mourinho, dopo la festa per la conquista dell'Europa League l'anno scorso, e il giorno dopo presentarsi in tribunale.

L'arresto, l'alcool e il rischio di divorzio

Impietosamente soprannominato «Shrek» dai suoi detrattori, Rooney è stato arrestato a Wilmslow, non lontano dalla villa da 8 milioni di euro dove abita con la moglie, che però al momento se n'è andata, e i figli. Aveva alzato il gomito in compagnia di amici e ex compagni di squadra al locale The bubble room, dove aveva ballato sui tavoli cantando a squarciagola le canzoni degli Oasis. Negli ultimi tempi era stato scoperto a bere anche dal ct della nazionale, Southgate, dopo la vittoria sulla Scozia dello scorso novembre. Rooney, che adesso ha detto addio all'Inghilterra, è stato rilasciato su cauzione fino al processo che avrà inizio il 18 settembre.

Il rischio più grande per Rooney, ha detto Steve Pope, psichiatra che ha avuto anche Best fra i suoi pazienti, “è quello di rovinare non solo la sua carriera ma anche la sua famiglia. In questi giorni si può immaginare il disagio e la vergogna provata dalla moglie Coleen, sposata nel 2008, e da tutte le persone che su di lui hanno sempre puntato, dai tifosi dell'Everton ai suoi familiari più stretti”.

Niente pausa dal calcio

Anche perché Coleen ha anche scoperto che Rooney, al momento dell'arresto, stava accompagnando la party girl Laura Simpson, pure lei più che alticcia, sul Maggiolino di lei, e gli avrebbe chiesto di prendersi una pausa dal calcio per sistemare la situazione. Avrebbe voluto che non partisse per Bergamo, che chiedesse a Koeman un congedo per motivi personali perché, riferiva una fonte anonima al Sun, “non è nelle migliori condizioni psicologiche per giocare e si vede. Se vuole salvare il matrimonio, è arrivato il momento di mettere il calcio al secondo posto".

Ma le regole, come scriveva Best, “sono fatte per essere infrante e io le infrangevo tutte, non perché fossi un ribelle o perché stessi cercando di dimostrare qualcosa. Ero semplicemente fatto così. Niente di più”.

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