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Il Calcio fa bene alle ossa

Dieci curiosità che (forse) non sapete sul derby di Roma

Per “Il calcio fa bene alle ossa” ci prepariamo al derby Lazio-Roma con le curiosità della sfida più sentita della Capitale. Dal messaggio di Andreotti al tifoso Alberto Sordi, tra eroi per un giorno e doppi ex non troppo amati. E quel giorno che a Roma cadde la neve…
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Il Calcio fa bene alle ossa

Il Duce cambiò squadra – Il 7 dicembre 1930, giorno del terzo derby di Roma, al campo Testaccio, c’è anche Benito Mussolini che era diventato socio della Lazio ma aveva fatto sparire la tessera dopo essere arrivato al potere. Non c’è il Duce alla partita di ritorno, finita 2-2. Al termine del match il terzino giallorosso De Micheli, detto er Fasciolaro, se la prende col generale Vaccaro, gerarca fascista e super tifoso della Lazio: solo l’intervento dei carabinieri a cavallo riesce a sedare la rissa.

Nel nome di Alberto Sordi – Passata la guerra, l'Italia ha meno voglia di un calcio scanzonato. Così alla fine degli anni ’50 Renato Rascel riscrive per gioco le strofe di Arrivederci Roma: "A riveder la Roma domenica si va….per rivedere la sconfitta della Lazio". Sono gli anni di Alberto Sordi che nel film “Il marito” (1957) innaffia un gruppo di tifosi laziali, apostrofandoli come “’sti sfollati profughi, a zozzi laziali”. Ma si ricorda anche, in tempi più recenti, Pippo Franco malmenato per essere entrato in Curva Nord con un berretto giallorosso ne “Il tifoso, l'arbitro e il calciatore” del 1982.

Il messaggio di Andreotti – Quello di Roma è l'unico derby italiano che ha avuto l'onore di esser preceduto da un messaggio del presidente del consiglio, nel 1989. "Non famo scherzi…" concludeva, per calmare i tifosi, il premier di allora, il romanista Giulio Andreotti. La sfida, per la cronaca, si gioca al Flaminio, dove torna dopo oltre 40 anni per i lavori all’Olimpico in vista di Italia ’90. Davanti a 22 mila spettatori, controllati da tremila poliziotti, si gioca, come scrive La Stampa, “il derby dei signori Nessuno. Il derby del vuoto e dell'assenza [che] sarebbe piaciuto a Carmelo Bene”. Nella ripresa gli eventi più rilevanti: i gol di Bertoni e Giannini e l'espulsione di Amarildo. “Me la ricordo molto bene” ha spiegato a La Lazio siamo noi. “Alla vigilia regalai una Bibbia al capitano della Roma Tempestilli, si parlava di pace e di tranquillità per un derby sereno. Poi è iniziata la partita, avevo Manfredonia in marcatura su di me. Mi sussurrava all’orecchio che io non ero un atleta di Dio, che io avevo un altro Dio. MI sono innervosito, mi dava cazzotti sulla testa, io ho perso la ragione e ho fatto un movimento con la testa ma non l’ho colpito, si è gettato a terra ed è successo quello che sapete. Nel calcio i difensori mi provocavano sempre, io non tollerai le sue frasi sul mio Dio. Quando finì la partita andai a casa, dopo tre quattro settimane lo incontrai, abbiamo chiarito anche se è una cosa che mi ha fatto male”.

Ti amo – Ore 14,20 del 23 ottobre 1983. Mentre dagli altoparlanti vengono annunciate le formazioni del derby, nella curva Sud si srotola dal basso un concetto chiaro: "Ti Amo". Secondo alcuni studiosi del mondo ultras, è la prima coreografia organizzata in Italia. Qualcosa cambiò in quel preciso momento in cui mezza curva venne invasa dal calore di un'idea semplice e rivoluzionaria allo stesso tempo. Mai nessuno, infatti, aveva pensato un tributo simile per una squadra di calcio. La sintesi perfetta di un'emozione condivisa in due semplici parole, universali, riconosciute nel mondo nel medesimo significato. È l’immagine più forte e duratura di quel match, più ancora dei gol di Nela, al suo primo derby, e Pruzzo.

La neve – L'11 marzo 1956 una forte nevicata copre la capitale e costringe a rinviare il derby. Si deve trovare una data nella quale rigiocarla, le due squadre si accordano per il 4 aprile. Per l’occasione la sfida, vinta dalla Lazio 1-0 con gol di Muccinelli, viene diretto da un arbitro di Roma, il signor Dattilo.

C’eravamo tanto odiati – La rivalità torna a crescere negli anni ’70. Giorgio Chinaglia fa bruciare nello spogliatoio le maglie dei compagni, dopo la sconfitta nel primo derby giocato col tricolore sul petto. Due anni dopo farà scalpore il passaggio di Ciccio Cordova dalla Roma alla Lazio. Quello dell'ex laziale Manfredonia alla Roma nel 1987 si trasforma in un vero e proprio caso di odio. "Ti accettiamo solo così", lo striscione con un'ascia esposto dai tifosi laziali al primo derby. Altre volte era capitato che un giocatore passasse agli odiati rivali. Gli annali ricordano la storia di Ziroli, che ha segnato il primo gol nella storia della Roma e due anni dopo, l’8 dicembre 1929, ha giocato il primo derby con la maglia della Lazio, dove nel 1937 arriverà Ferraris IV, “còre de Roma” per spendere gli ultimi spiccioli di carriera. Il trasferimento del terzino Sandrino Ferri passa inosservato rispetto a quanto succede nell’estate 1958, quando la bandiera della Roma, Fulvio Bernardini, passa alla Lazio mentre Arne Selmosson, Raggio di Luna, fa il percorso inverso: diventerà l’unico a segnare nella storia del derby capitolino con entrambe le maglie.

Lo sparo di Petrelli – La storia tramanda anche la “maldestra” avventura di Sergio Petrelli, campione d’Italia con la Lazio nel ’74, con un passato (incolore) alla Roma. Alla vigilia di un derby, quando giocava nella Lazio, “Pedro il Pistolero” è in ritiro con la squadra in un albergo al tredicesimo chilometro dell’Aurelia. “Dopo cena stavamo giocando a carte”, ha raccontato, “quando abbiamo sentito alcuni colpi di clacson provenienti dal cortile. Ci siamo affacciati e abbiamo visto che c’era un carosello di tifosi romanisti che stavano facendo casino con un paio di macchine e qualche trombetta. Dopo un quarto d’ora hanno cominciato a stufarci, uscii sul balcone con la pistola in mano. Non sapevo che fare, volevo sparare in aria e invece ho sparato al lampione. Bum. Bum. Bum. Al terzo colpo hanno smesso di fare casino e sono andati via senza fiatare”.

Soprannomi – Il derby ha spinto ai massimi limiti la creatività dei tifosi. Nella piccola antologia di soprannomi si ricorda Volk, chiamato Sigghefrido o Sciabbolone, e Bernardini, via via Core de Mamma, Garibbardi, Fuffo Nostro, il Dottore. Lo zibaldone passa per er Sorcetto, er Carota, Bibbitone, l'Avvocato, Provolone, Pennellone, Conijetto, Filo', Gatto Nero, Corsaro Nero, er Zanzara, Geronimo, Pagaja, Flacco, Cecio, Picchio, Arcangelone, Mucci Mucci, Bomba, Raggio di Luna, er Reuccio de Bbari, er Fornaretto de Frascati, Enrico Toti, Testina d'Oro, Core de Roma, il Principe, il Divino. Soltanto Silvio Piola, vercellese che pure ha scritto la storia del calcio alla Lazio, non è stato mai insignito di un soprannome.

Viale dei meravigliosi – A Fornello, Pavel Nedvěd scopre una targa. Una delle strade circostanti su richiesta di un club biancoceleste diventa Viale dei Meravigliosi. Oltre a ricordare in alto a destra il nome dell’ allenatore, Sven Goran Eriksson, riporta l’annata calcistica, 1997/98, e quattro risultati: Roma-Lazio 1-3, Lazio-Roma 4-1, Roma-Lazio 1-2, Lazio-Roma 2-0. Nessun altro allenatore ha mai vinto, né prima né dopo, quattro derby in una stessa stagione.

Gli eroi per un giorno – Un gol nel derby può cambiare la vita. Basti pensare al ruspante Fabio Enzo, attaccante giallorosso che ha deciso la sfida del 23 ottobre 1966. Il 12 novembre 72, poi, al 34’ Bombardino Nanni prende la palla a centrocampo, supera Spadoni e Cordova e da fuori area scocca un tiro imprendibile per Ginulfi. I tifosi laziali gli dedicano per la vittoria uno stornello rivisto e corretto: “Se annamo a divertì, Nanni, Nanni”. Il 18 marzo 1979, poi, la fortuna aiuta Aldo Nicoli: all’88’ D´Amico calcia dal limite, la palla sbatte su Peccenini e rimbalza su Nicoli, una carambola che vale il 2-1. Negli anni ’80 Paolo Giovannelli, in sei anni in giallorosso, segna una sola rete, pesantissima, la “zampata” che sigla il 2-1 della Roma nel derby del dopo-Paparelli. Un solo gol anche per Roberto Antonelli, quello del pareggio contro la Lazio il 24 marzo 1985. Due gregari, Piacentini e Di Mauro, siglano l´1-1 del 24 ottobre ’93. Il resto è storia recente: chi può dimenticare i gol di Gottardi e Castroman, di Cassetti e Balzaretti, di Julio Baptista e Mutarelli?

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