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Dieci cose che non sapete su Roberto, il resto è ‘Mancio’

Il neo tecnico dell’Inter compie 50 anni e lo sulla stessa panchina che 10 anni fa gli diede successo e notorietà prima dell’avventura estera a Manchester e Istanbul. Ecco 10 cose che non sapete (ancora) di lui.
A cura di Alessio Pediglieri
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50 candeline. Tante ne spegne Roberto Mancini da Jesi, il 27 novembre 2014, una data importantissima perché sancisce anche il suo ritorno all'Inter a dieci anni di distanza. Un Mancini più esperto e consapevole quello di oggi rispetto all'allenatore in erba del 2004 che quando arrivò in nerazzurro riuscì subito ad entrare nel cuore dei tifosi. Grazie alla sua capacità di creare una immediata simbiosi tra pubblico e squadra, collante che portò a vittorie immediate e spianò la strada all'epoca vittoriosa di Mourinho. Oggi, dopo un decennio passato in giro per l'Europa tra Manchester e Istanbul, Mancini ritorna nel club con cui ha legato maggiormente la propria carriera da allenatore. Per provare a riaprire un libro chiuso nell'estate del 2008, allora con Moratti come presidente, oggi con Thohir. Per un'Inter completamente diversa ma che ha un comune denominatore con quella del passato: l'assoluto bisogno di aggrapparsi al ‘Mancio' per tornare ad essere vincente.

1 – Malgrado una carriera importantissima costellata di successi, Roberto Mancini ha avuto sempre un rapporto d'amore e odio con la maglia Azzurra. Nella sua lunga carriera ha partecipato solamente ad un Mondiale facendo parte dei 22 convocati per Italia 90, Mondiale in cui l'Italia è giunta terza, manifestazione nella quale, però, non scende mai in campo. Rimane nel gruppo azzurro anche con l'arrivo di Arrigo Sacchi come CT, disputando 5 gare di qualificazione ai Mondiali di USA 1994, anche se non viene poi convocato per la fase finale.

2 – Il numero di gol di tacco che hanno creato il ‘mito' di Mancini e i gol ad effetto. Il primo arrivò con la maglia della Lazio nel derby con la Roma che finisce 3-3 del 29 novembre 1998 quando realizza una doppietta, segnando il primo gol proprio con un colpo di tacco. Un altro tacco, ancor più memorabile perché acrobatico è quello con cui segna a Buffon, la seconda rete biancoceleste in Parma-Lazio, 1-3 del 16 gennaio 1999.

3 – Le prime due avventure da allenatore sono state fallimentari. Non da un punto di vista calcistico ma societario. Mancini apre la sua carriera in panchina a Firenze dove se ne andrà l'11 gennaio 2002 per i problemi finanziari in cui versava la società Viola che da lì a poco retrocederà e fallirà. Stessi problemi con la Lazio, seconda esperienza da allenatore, quando approdò nella società di Cragnotti coinvolto nel crack Parmalat e dimissionario qualche mese dopo l'insediamento in panchina di Mancini.

4 – Il primo ciclo di Mancini all'Inter è costellato da un incredibile feeling con le trasferte. In nerazzurro aveva ottenuto il primato di 97 punti stagionali – battuto poi dai 102 ottenuti nella stagione 2013/14 dalla Juventus di Conte – di cui 49 realizzati in trasferta, record tutt'ora suo. Come il record italiano di 11 vittorie esterne consecutive in campionato (interrotto con il pareggio 0-0 contro la Reggina) e primato di 15 vittorie su 19 partite totali fuori dalle mura amiche.

5 – Un numero carissimo a Roberto Mancini e ai nerazzurri perchè è grazie al ‘Mancio' se i tifosi dell'Inter possono vantare il Record delle "cinque giornate": l'Inter vinse il campionato 2006/07 con ben 5 giornate d'anticipo rispetto alla fine. Il primato dura tuttora. Nella stessa stagione l'Inter ha anchestabilito nel Campionato di Serie A a 20 squadre la migliore serie iniziale senza sconfitte con 31 partite utili consecutive.

6 – Come il numero del miglior difensore maggiormente apprezzato da Roberto Mancini: Riccardo Ferri. Da giocatori non si sono mai incrociati nella stessa squadra visto che il centrale cremasco è nato e cresciuto calcisticamente nell'Inter mentre Mancini nella sua carriera non ha mai vestito il nerazzurro. Anche in questo caso a rivelarlo è stato il neo allenatore della Beneamata in una recente intervista.

7 – Roberto Mancini ha da sempre un ‘debole' per gli investimenti finanziari. A volte positivi, altre volte un po' meno. Il suo primo passo nel mondo della finanza risale al lontano 1997 quando era ancora un giocatore, con la maglia della Lazio. Venne raggirato in un crack di una finanziaria di Tarquinia. Poi una decina d'anno dopo, nel 2009, ci riprovò e ad oggi risulta ancora proprietario del 25% della Kifaru, società attiva nella costruzione di barche con sede legale a Firenze. Il 50% dell'impresa è in mano alla famiglia Sarti, mentre il restante è di azionisti minori

8 – Roberto Mancini e la Coppa Italia. Un rapporto molto particolare visto che è riuscito ad aggiudicarsela per 6 volte da giocatore e quattro da allenatore e oggi risulta il calciatore con più presenze (120) nella manifestazione stessa. Non solo, il ciclo vincente da allenatore nerazzurro iniziò proprio dalla vittoria della Coppa Italia nella stagione 2004-2005 e ancora la Coppa Italia fu il primo trofeo nella sua avventura alla Samp (1984-1985). E da allenatore, il primo alloro conquistato – a Firenze – è stata ancora una volta la Coppa Italia (2001-2002)

9 – Un numero particolare per i tifosi nerazzurri che richiamano i grandi bomber del passato più o meno lontano, L'ultimo, immenso ‘9' è senza dubbio il Fenomeno, Ronaldo. Con cui Roberto Mancini avrebbe potuto giocare, proprio all'Inter. A svelarlo è stato lo stesso allenatore nei giorni scorsi quando ha ammesso di essere stato vicinissimo alla società nerazzurra da giocatore, chiamato da Moratti. Ma declinò l'invito e l'occasione unica che oggi rimpiange: "Cosa avrei voluto fare e non ho fatto nella mia carriera? Dire sì a Moratti e giocare nell’Inter accanto a Ronaldo. Ve lo immaginate? Da impazzire"

10 – Come gli anni trascorsi dall'ultima volta in cui Roberto Mancini è stato sulla panchina nerazzurra. Prima del Ciclone Mourinho che ha spazzato via tutto e tutti, da Leonardo a Ranieri, da Benitez a Mazzarrri. Mai nessuno come lo Special One, tranne chi lo Special One lo ha preceduto e al quale ha preparato il terreno della vittoria. Perché si deve sapere che il ciclo memorabile che culminò con il Triplete del 2010 è stato costruito proprio sul lavoro di Roberto Mancini. Che ha riportato il seme della vittoria nel metabolismo nerazzurro. Nulla da togliere a Mourinho e alle sue indubbie doti, ma prima di Mancini l'Inter non vinceva nulla in campo internazionale da sei stagioni (Coppa Uefa '97-98) e addirittura da 16 anni per lo scudetto (ultimo nell'88-89) e ancor più per la Coppa Italia (alzata al cielo per l'ultima volta nella stagione '81-82). Con la vittoria del 2004-2005 della Coppa Nazionale, grazie a Mancini, l'Inter è ritornata ad imparare a vincere.

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