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Delio Rossi, come Ljajic, ha sbagliato. Ma anche Della Valle

L’increscioso episodio di Firenze ha ‘condannato’ Delio Rossi prima con l’esonero diretto da parte di Della Valle, poi con la ‘reprimenda’ moralistica dell’opinione pubblica. Il gesto compiuto non ha scusanti ma le colpe devono essere distinte e divise tra i vari protagonisti della triste vicenda. Società viola compresa.
A cura di Alessio Pediglieri
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Rossi Ljajic

Qualsiasi gesto violento è censurabile e non ammette difesa. Tanto più se commesso davanti a decine di centinaia di persone, ancor più se compiuto da un adultonei confronti di un ragazzo. Così, la scena vergognosa andata in onda alla mezz'ora di Fiorentina-Novara allo stadio Franchi di Firenze è censurabile sotto tutti i punti di vista. Non importa chi siano i protagonisti, uomini rispettati o ragazzi immaturi, resta il fatto: violento, inammissibile.

L'episodio di Firenze – La cronaca la sapete tutti, l'episodio è già entrato nella storia del mondo del calcio. Il tecnico viola Delio Rossi ha aggredito Adem Ljajic in panchina con schiaffi e pugni, attorno al 32′ del primo tempo, con la Fiorentina che era già sotto di due gol. Il serbo era stato sostituito con Olivera, in una evidente bocciatura tecnica da parte di Rossi e, rientrando in panchina si è rivolto al suo allenatore probabilmente in modo polemico (il pollice alzato in segno di scherno è evidente nelle immagini). A quel punto, Rossi ha perso la ragione e gli ha messo le mani in faccia provando a colpirlo (e forse riuscendoci) con un pugno. Una aggressione che è durata diversi secondi con Ljajic schiacciato sulle poltroncine della panchina e il tecnico in preda ad un raptus improvviso e pericoloso, tanto che sono dovuti intervenire i compagni di Ljajic e lo staff di Rossi per frenare la furia dell'allenatore. In quegli attimi convulsi e surreali il team manager Roberto Ripa e il medico sociale Paolo Manetti sono intervenuti per separare i due, anche grazie all'aiuto dei giocatori De Silvestri e Romulo che hanno cercato di calmierare la situazione.
Il gioco è stato interrotto, il quarto uomo ha avvisato l'arbitro dell'accaduto ma una volta giunto sul posto dell'aggressione Giannoccaro non ha potuto constatare nulla di strano: tutto era già stato risolto con Ljajic piangente in panchina e Delio Rossi nell'area tecnica.
Poi, la gara è ripresa regolarmente, dopo la pausa di metà gara, Rossi – rientrato sul terreno di gioco – è stato applaudito e osannato dai tifosi della Fiesole con cori e slogan della serie "prendili tutti a calci". Alla fine, la gara è terminata 2-2 grazie alla reazione viola che porta il nome di Riccardo Montolivo, autore della doppietta risolutrice.

rossi ljajic fiorentina panchina

La decisione societaria: esonero – A fine partita, dopo le voci incontrollate di fine primo tempo, la società ha fatto ciò che ha ritenuto più opportuno: rilasciare una dichiarazione ufficiale con cui esonerava Delio Rossi dall'incarico di allenatore della Fiorentina. La dirigenza viola non era rientrata in tribuna nel secondo tempo per una lunga riunione che ha deciso di esonerare il tecnico. Così, Andrea Della Valle – che aveva assistito attonito in tribuna insieme al presidente esecutivo Cognigni e all'ad Mencucci.
Davanti ai microfoni di Sky, a fine gara Della Valle ha comunicato la sofferta scelta societaria: «Atto grave fatto da una persona mite, ma la scelta è inevitabile: il tecnico è esonerato. Mi sono confrontato con Rossi: è pronto a chiedere scusa, però non basta. Ci sarà una punizione anche per il giocatore. Mi spiace perchè Rossi è una persona per bene e un ottimo allenatore, ma la decisione è inevitabile. E' meglio anche per lui, non poteva restare. Ripeto è una scelta dolorosa, ma le immagini parlano chiaro e il gesto è stato gravissimo. Lo stress non può giustificare un atto simile».
Fin qui i fatti. Ma, davanti a quanto successo non si può non esprimere un proprio pensiero, difficile perchè nessuno si può erigere a giudice insindacabile dei comportamenti di altri e perchè, al di là dei reali protagonisti di questa triste vicenda, nessuno sa realmente come siano andati i fatti e quale precedenti ci fossero tra i due. Però, alcune riflessioni appaiono doverose.

Delio Rossi ai tempi della Lazio

Le riflessioni
Primo, la ‘storia' di Rossi
Delio Rossi ha costruito anni di onorata carriera, prima da giocatore poi da allenatore su uno stile di vita che si è sempre distinto nel corso degli anni. Una fama da duro e uomo corretto, integro nelle proprie decisioni e nelle scelte che ne hanno segnato il cammino calcistico. Non è un caso che ovunque sia andato, tutti hanno un ricordo positivo di Delio Rossi: tifosi, giocatori, dirigenza. E' capitato nelle quattro stagioni laziali tra il 2005 e il 2009, si è ripetuto lo stesso tipo di rapporto a Palermo tra il 2009 e il 2011; c'erano gli stessi prodromi di una perfetta intesa anche in quel di Firenze, panchina che aveva rilevato dopo l'allontanamento di Mihajlovic in una stagione dannata per la Viola.

“ Io non mi so vendere e non mi sono mai voluto vendere ”
Delio Rossi

A Roma aveva saputo gestire al meglio il rapporto con Claudio Lotito portando la Lazio in alto in Italia e in Europa e decidendo la fine del ciclo solamente dopo una "scelta lungamente ponderata", in una conferenza ai limiti della commozione in cui – con il suo solito stile asciutto ed educato – non polemizza pur non sentendosi più al "centro del progetto tecnico della Lazio, malgrado ci fosse ancora molto da fare"."Pur sapendo che sarei andato via, fino all'altro giorno ho pensato solo alla Lazio. Ho dato ai giocatori i programmi per l'estate. Io non mi so vendere e non mi sono mai voluto vendere", dirà nel giorno del suo addio. Una coerenza che lo distinguerà anche nel rapporto con un altro presidente a dir poco vulcanico, Maurizio Zamparini. A Palermo, Delio Rossi raggiunge forse l'apice della sua carriera da tecnico: se non arrivano ottimi risultati positivi in campo, la sua coerenza e determinazione lo fa diventare ben presto un idolo della curva rosanero che scenderà in piazza a protestare davanti all'esonero impartito dal patron. Rossi, dopo l'esonero da parte di Zamparini, tiene una conferenza stampa di spiegazioni: un addio ai propri tifosi che si organizzeranno per andare a tributargli un omaggio, sostanziando, così, la rottura tra Zamparini e la piazza.
Anche in questo caso, Rossi – sull'orlo delle lacrime – ha il tributo più importante per un allenatore: l'omaggio al lavoro fin lì fatto con il ‘titolo' di tecnico più amato della lunga storia rosanero. E quando Serse Cosmi fallirà qualche settimana dopo – decretando l'errata scelta di Zamparini – e Rossi ritornerà alla guida del Palermo fino a fine stagione, il tecnico compirà un gesto che lo renderà ancor più amato dalla tifoseria: davanti alla proposta di rinnovo di Zamparini per un'altra stagione, rifiuterà. Per coerenza e dignità, restando senza panchina, senza un contratto. Fino alla chiamata di Firenze.
Tutto questo non per dire che Rossi ha aggredito Ljaijc ha fatto bene, probabilmente non ne poteva più e ha esternato la sua rabbia nella ‘lezione' ad un ventenne un po' troppo esuberante.
No. Ciò per raccontare chi è Delio Rossi e supporre almeno che dietro a quel raptus imperdonabile ci siano – se non delle scusanti – almeno delle attenuanti.

rossi ljajic fiorentina palermo

 Secondo, la facile decisione di Della Valle
La società è stata irreprensibile: esonero immediato. Della Valle nell'intervallo della gara è sceso dalle tribune, si è trincerato nello stadio e ha meditato il da farsi. Subito si era capito che l'atto di Delio rossi non poteva e non doveva passare inosservato e che una semplice reprimenda pubblica non bastava perchè venisse condannato in modo mal interpretabile. Esonero: la via più diretta, ma anche la più semplice e sbrigativa.
Certo, una società che si batte da anni per il fair play, che si è data un codice etico importante, la stessa che "inventò" e varò per prima il famoso "terzo tempo" in campo a fine incontro (poi dimenticato da tutti, come troppo spesso accade per le cose positive in Italia), la stessa società che porta la scritta "Save the Children" e ha istituito il "Cartellino Viola" per chi – nel mondo del pallone – si distingue per gesti legati alla correttezza e alla sportività non poteva rimanere indifferente di fronte alla violenza.
Eppure, in quella scelta di Della Valle – scusateci – qualcosa è sembrata stridente: le dichiarazioni in diretta televisiva del presidente con il comunicato di esonero immediato potevano essere evitate. La distanza dall'atto poteva venire presa anche semplicemente a mente fredda, con un comunicato ufficiale sul proprio  sito web e con una maggior condivisione con lo stesso tecnico che doveva essere portato a presentare le proprie dimissioni irrevocabili e accettate dalla società. E' sembrato stucchevole sentire Della Valle ricordare che Rossi si fosse scusato ma che la società non aveva potuto che licenziarlo in tronco: le dimissioni del tecnico sarebbero state delle ‘scuse' sufficienti e ufficiali, la società avrebbe comunque preso le distanze e Rossi – conoscendo il suo passato – non avrebbe rifiutato la scelta.

Della valle patron della Fiorentina

Terzo, la divisione delle colpe – Le colpe di un comportamento del genere devono ricadere sui diretti protagonisti ma bisogna trovare anche delle spiegazioni. Delio Rossi e Ljaijc sono tesserati di una stessa società, lavorano fianco a fianco tutti i giorni per la stessa causa, con un rapporto differente, di subordinazione l'uno verso l'altro ma pur sempre per un univoco obiettivo. Lo sfogo del tecnico è nato dopo un atto del serbo, nella più classica delle situazioni causa-effetto. Una reazione esagerata ma nata da un motivo.
E il motivo è stato l'atteggiamento di un ragazzo di vent'anni che sembra aver preso in giro il proprio allenatore a gesti e a parole. Troppo spesso, in campo si vedono ogni domenica atteggiamenti del genere da parte di giocatori verso i propri tecnici quando non condividono certe scelte. Molti sono i casi più o meno famosi (basti ricordare che l'ira del momento non ha risparmiato nessuno, da Seedorf in maglia rossonera a Zanetti in maglia nerazzurra, per citare due ‘totem' di Milan e Inter). La responsabilità è anche, dunque, di chi dovrebbe gestire questi atteggiamenti, delle società che dovrebbero essere super partes e realmente degli ‘enti moralizzatori' nei confronti dei propri tesserati. Delio Rossi ha sbagliato. Ljajic ha sbagliato.
Ma ha sbagliato qualcosa anche la Fiorentina come società.

E' giusto che paghi l'allenatore. Non è giusto che paghi solo lui.
Non è corretto che ci sia, in questo momento, qualcuno che rinneghi qualsiasi responsabilità sulla vicenda.
Anche indiretta.

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