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De Sciglio, Eder e De Rossi: i rigenerati dalla cura-Conte

Il ct Conte lo aveva detto: “Voglio una squadra e non una selezione” e le sue scelte stanno producendo importanti risultati, soprattutto da parte dei giocatori più criticati alla vigilia dell’Europeo.
A cura di Mirko Cafaro
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Li ha seguiti, selezionati, convocati, difesi e imposti a dispetto delle critiche e dei brontolii della vigilia. Sono i rigenerati dalla cura-Conte, pedine tutto d'un tratto divenute insostituibili per quest'Italia bella cattiva e vincente, che continua a sognare l'impresa invocata alla vigilia del match con la Spagna  dal commissario tecnico e puntualmente arrivata. Del resto il ct era stato chiaro: "Voglio una squadra e non una selezione", aveva ringhiato respingendo al mittente i tanti nomi (da Pavoletti a Bonaventura sino a Jorginho, solo per citarne alcuni) che stampa e opinione pubblica avevano cercato di opporre ai giocatori considerati fuori forma e fuori contesto in Francia. E invece, almeno sino a questo momento, ha avuto ragione Conte ("Noi metà Atletico e metà Barcellona", ha detto dopo la Spagna). Su tutta la linea.

L'Eder che aveva segnato un solo gol da gennaio con l'Inter non ha niente a che vedere con il match winner della gara con la Svezia, autore di un'altra ottima prestazione con la Spagna, messa a dura prova con le sue scorribande offensive e la capacità di buttarsi a tutta velocità negli spazi e di giocare generoso anche con profondi ripiegamenti e aiuti difensivi. Ma la più grande trasformazione riguarda un altro giocatore azzurro: quel De Sciglio che al Milan non indovina una partita e che in azzurro sembra tornare sui livelli che, da giovanissimo, lo avevano fatto accostare a Paolo Maldini. Per non parlare poi di De Rossi, finito nelle retrovie anche alla Roma, per niente sicuro del posto in Francia non fosse stato per gli infortuni di Marchisio e Verratti e che invece adesso è l'assoluto padrone della nostra metà campo.

Più defilato, è comunque il caso di fare il nome di un altro pupillo di Conte, ovvero Giaccherini che, pur reduce da un'ottima stagione con il Bologna, approdato in azzurro è tornato a giocare da interno, esattamente come ai tempi della Juventus; una posizione nella quale è chiamato a sobbarcarsi tanto lavoro di copertura, movimenti da mediano puro, ma anche tanta partecipazione alla spinta offensiva nella quale sfrutta il suo baricentro basso e la facilità nel dribbling. Ultima menzione per Pellé, giocatore sul quale il tecnico ha puntato con decisione sin dall'avvio della sua avventura risultando il primo allenatore italiano capace di puntare sul salentino, finora più amato all'estero (Olanda e Inghilterra) e da tecnici stranieri (Van Gaal e Koeman) che in patria.

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