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De Rossi sta con Spalletti: “La Roma dovrebbe fare di tutto per trattenerlo”

Il centrocampista spende parole di stima per Antonio Conte: “Io amo le persone dirette. Amo chi dice la verità. Tatticamente è un mostro. E’ un animale da campo. Non è facile essere un suo giocatore, ma è bello esserlo”
A cura di Marco Beltrami
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L’eliminazione in Coppa Italia per mano della Lazio, ha inevitabilmente ridotto le possibilità di una permanenza di Luciano Spalletti alla corte della Roma. “Se non vinco, vado via” ha più volte ribadito il tecnico toscano, che dalla sua ha un perno dello spogliatoio come Daniele De Rossi. Capitan Futuro in un’intervista alla rivista Undici ha voluto dare un consiglio alla dirigenza capitolina spendendo parole di stima per Spalletti: “La Roma dovrebbe fare di tutto per trattenerlo. E' stato l'allenatore che mi ha condizionato di più. Ho cominciato a vedere il calcio con i suoi occhi ed è un bel vedere. Al di là di cosa farò io, al di là che a volte ha un carattere difficile, la Roma dovrebbe trattenerlo perché sarebbe più forte”.

Capitolo rinnovo

E a proposito di futuro De Rossi, ha parlato anche della situazione relativa al suo vincolo contrattuale in scadenza nella prossima estate: “E' una cosa che prima o poi dovrò affrontare con la società. Ma non ci penso. Ma voglio continuare a giocare ancora per un po'. Vivere senza Roma sarebbe stata una cosa che mi avrebbe fatto più male del non aver vissuto un Real Madrid-Barcellona, o di non aver calcato gli stadi inglesi più belli, di non aver vinto determinate cose".

"Conte, un mostro". Il feeling con Totti

In una carrellata di ricordi più o meno recenti, De Rossi ha tracciato un profilo anche di alcuni allenatori con i quali ha lavorato. Da Conte, a Ranieri, fino a Zeman: “Conte mi ha folgorato. Io amo le persone dirette. Amo chi dice la verità. Tatticamente è un mostro. E' un animale da campo. Non è facile essere un suo giocatore, ma è bello esserlo. Ranieri? E' quello con cui ho vissuto la stagione più esaltante. Con Zeman è stato  difficile, la prima stagione in cui ho giocato di meno, non mi sentivo indispensabile. Non credo che Zeman sia un disonesto. La sua carriera e la sua storia parlano per lui, ha dimostrato spesso di avere una grande rettitudine, non vedo perché con me l’avrebbe dovuta compromettere. Ho avuto due tra i dieci allenatori migliori del mondo: Spalletti e Conte. Il terzo è Luis Enrique. Con un altro, Guardiola, ho giocato, e se dovessi prendere una panchina chiederei di andare a guardarlo per imparare". In conclusione un pensiero sul legame con Francesco Totti: “Io mi sono permesso in questi 16 anni un lusso che a Roma si sono permessi in pochi: viverlo non solo come un idolo. Stare tutti i giorni con lui ti porta a vivere come una cosa normale l’essere accanto a un calciatore che non è normale".

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