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Da Di Canio a Klose, cinque gesti di fairplay dal grande valore sportivo

Dal mani di Klose contro il Napoli all’intervento di Di Canio contro l’Everton, ecco alcuni degli episodi di lealtà più belli e significativi degli ultimi anni.
A cura di Salvatore Parente
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Uno degli aspetti che forse hanno dato ancora maggiore risalto ed enfasi al calcio, potrebbe esser stata la costante messa in discussione di interventi dubbi, del cartellino dato/non dato, del gol non gol, del rigore o della punizione al limite dell’area, insomma, della conduzione generale dell’arbitro con la conseguente nascita della moviola. Un momento successivo, da approfondimento sportivo e poi da chiacchiera da bar, nel quale i tifosi parlano, si confrontano, rimuginano, discutono, litigano e metabolizzano eventuali decisioni a favore o contro.

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Una circostanza, questa, che, talvolta, purtroppo, ha visto la presenza in tv di fallacci sporchi, risse, sputi, entrate da macellaio e bieche simulazioni in un mix di antisportività e furbizia spicciola che poco o nulla hanno a che fare col pallone e che, contestualmente, hanno alimentato antiche rivalità. A questo complesso fenomeno di contestazioni, polemiche e zuffe mediatiche, per fortuna, fanno da contraltare occasioni nelle quali i calciatori da esempi negativi si son trasformati, nella più sorprendente delle metamorfosi, in eroi del rettangolo di gioco, in principi del fairplay. In questo contesto, con grande rispetto e ammirazione, vogliamo ricordare 5 fra i migliori gesti di lealtà sportiva visti sui campi di tutta Europa.

Paolo Di Canio e quel gol che sarebbe stato immorale

Discusso, discutibile ma anche appassionato e leale. Queste, in una stringente sintesi, le caratteristiche di Paolo Di Canio attaccante di Lazio, Milan, Napoli e di diverse altre compagini inglesi. Lì in terra albionica, il romano precisamente il 18 dicembre 2000 in maglia West Ham contro l’Everton diede lezioni di stile agli inventori del football. Gara tesa, partita in bilico e 1-1 contro i Toffees, al 90’ minuto di gioco però il match sembra svoltare per gli Hammers di Di Canio. Il portiere degli avversari Paul Gerrard, infatti, in uscita disperata respinge la palla fuori dall’area di rigore si rialza per rincorrere la sfera ma un ginocchio sembra cedere e crolla a terra, immobile, l’accorrente Sinclair non se ne avvede e mette la palla al centro proprio per il centravanti italiano che non ci sta a segnare così, sarebbe immorale, blocca il pallone con le mani e consente i soccorsi all’avversario. Allo stadio passano pochi attimi e quell’avversario col numero 10 diventa l’idolo del Goodison Park con annesso Fifa Fair Play Award ed una lettera di encomio dell’ex numero 1 della medesima organizzazione Joseph Blatter.

Robbie Fowler, un rigore maledetto

Nella stagione 1996/97 il centravanti Robbie Fowler è forse all’apice della sua fama per i tifosi del Liverpool che vedono in lui uno di loro sudare, lottare e fare gol per la propria amatissima casacca. Così, dopo una rete in Coppa delle Coppe nella quale il giovane Robbie alzò la sua maglia per mostrare una t-shirt a favore di alcuni portuali di Liverpool appena licenziati, il marzo successivo contro l’Arsenal, pur avendo ricevuto un rigore a favore fece il diavolo a quattro pur di farsi annullare il favorevole provvedimento. Niente da fare, il fischietto inglese fu irremovibile, così il mancino dei Reds si fece parare il rigore che, però, venne ribadito in rete da McAteer (rete del 2-0 sul 2-1 finale) per la rabbia di tutti, Fowler compreso. Per questo suo tentativo di ripristinare la “giustizia” nello stesso anno vinse l’Uefa Fair Play Award.

Vertonghen, passaggio un po’ troppo lungo

A 19 anni ed una carriera ancora tutta da costruire, il centrale Jan Vertonghen ne combinò una bella grossa. Non parliamo di un disimpegno errato, di una diagonale sbagliata o di qualche altra sbavatura in fase difensiva ma di un gesto di scarso fair play a cui l’intero Ajax pose rimedio. E sì perché nel corso della sfida col Cambuur all’Amsterdam Arena dopo l’infortunio di un proprio calciatore, l’attuale stopper del Tottenham rilanciò il pallone, per restituirlo ai rivali in campo, un po’ troppo forte scavalcando irrimediabilmente il portiere e siglando un incauto gol. Così, i Lancieri per sopperire all’errore di misura del proprio ragazzo concessero al Cambuur di ricostituire le giuste distanze restando immobili alla rete dei gialli di Leeuwarden.

Fairplay all’italiana: rissa, espulsione, gol riparatore

Durante il campionato di Serie B 2009/10 in un match fra Ascoli e Reggina dopo solo 15 minuti di gioco accade l’episodio incriminato. Il reggino Valdez termina a terra dolorante e così la compagine calabrese si ferma in attesa che il pallone, messo fuori da un proprio centrale, finisca a bordo campo ma il capitano dei bianconeri Sommese raccoglie la sfera e come un fulmine si dirige verso la porta difesa da Cassano, appoggio al centro e comodo tap-in di Antenucci: 1-0. Al gol siglato dai marchigiani esplode la rabbia dei reggini che porta ad una grande rissa ed all’espulsione del difensore amaranto Costa. Così, l’allora tecnico dell’Ascoli Pillon per mettere fine a questa brutta pagina di calcio impose ai propri uomini di far segnare la rete dell’1-1 agli avversari che però, al termine del match vinsero siglando altre 2 reti per il 3-1 finale. L’onore prima di tutto.

Klose campione anche di sportività

Non bastano il talento, la tecnica, la grinta sotto porta o la cattiveria agonistica per esser considerati campioni, per esserlo fino in fondo, come dimostrato da Miro Klose in maglia biancoceleste, bisogna essere prima di tutto uomini. Uomini che compiono gesti minimi ma di grande impatto ed esempio che portano poi anche i più giovani a recepire messaggi positivi. È quello che successe alcuni anni (27 settembre 2012) fa al San Paolo quando il tedesco con la sua Lazio segnò di mano un gol su corner biancoceleste con l’arbitro che non si era accorto di nulla. L’ex Bayern, in un primo momento esulta insieme ai compagni, gioisce prima di pentirsi del gesto e confessare con enorme lealtà tutto al giudice di gara che invalidò la rete. Un gesto anche lesivo per la sua compagine con la partita che, alla fine, venne vinta dagli azzurri di Mazzarri per 3-0 ma che diede la cifra della statura morale del ragazzo. Campioni si nasce e, parafrasando Totò, lui lo nacque!

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