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Confederations Cup: Germania-Cile 1-1, Sanchez e Stindl rimandano i verdetti

Non arriva la qualificazione matematica alla semifinale per Cile e Germania. L’1-1 mantiene ancora tutto in discussione. Sanchez illude la Roja e diventa il miglior marcatore di sempre della nazionale cilena. Stindl pareggia.
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Per la qualificazione c'è ancora da sudare. Il pareggio fra una Germania sperimentale e un Cile che rimpiange le troppe occasioni sprecate rimanda ogni decisione all'ultima giornata. Sanchez illude la Roja con un gol che resterà nella storia e lo rende il miglior marcatore nella storia della nazionale. Spreca troppo, però, la squadra di Pizzi, punita poco prima dell'intervallo da Stindl nel miglior contropiede di tutto il match della Mannschaft.

Sanchez miglior cannoniere del Cile

Generazioni a confronto. La Germania si presenta con la squadra più giovane (24 anni e 4 mesi), il Cile con la più vecchia (29 anni e un mese). Loew presenta una formazione che dimostra un'intenzione propositiva non sempre tradotta nella conduzione del gioco. La Roja, infatti, mette in campo un'organizzazione e un'intensità che impediscono alla Mannschaft di recuperare palla velocemente. Così i tedeschi finiscono per arretrare, per chiudersi e lasciare ai sudamericani l'iniziativa. La Germania fatica soprattutto a coprire gli spazi sulle fasce e si inchina al 6′ al gol del Nino Maravilla, il numero 400 nella storia della Confederations Cup. Vidal si avventa sul disimpegno inguardabile di Mustafi, Sanchez si infila in area e piazza il sinistro che gli permette di superare anche una leggenda come Marcelo Salas nella graduatoria dei cannonieri di tutti i tempi.

La Germania balla dietro

La Germania, che non aveva mai concesso un gol così presto nella manifestazione, impiega un po' a ritrovare equilibri e distanze. A Kazan i ritmi restano altissimi e gli errori nel posizionamento o negli appoggi, di conseguenza, aumentano. All'8′ sbaglia Medel che favorisce l'incursione di Draxler, svelto di pensiero ma non altrettanto preciso nella conclusione dal limite. La linea a tre della Mannschaft sperimentale targata Loew con Mustafi, Ginter e Suele, anche poco protetta dal centrocampo, balla e soffre contro un Cile decisamente più affiatato. Solo Ter Stegen, che prima para a terra sul tiro al volo di Marcelo Diaz poi blocca il colpo di testa di Hernandez su azione d'angolo, tiene in scia la Germania. Il rimpianto per la golosa occasione sprecata da Kimmich, che appoggia fra le braccia di Herrera e vanifica l'assist illuminante di Draxler, si trasforma presto nel sollievo per la traversa che salva Ter Stegen sulla fulminante conclusione da fuori di Vargas, tra i migliori contro il Camerun.

Stindl a sorpresa pareggia

La Roja amministra nella fase centrale del primo tempo, Beausejour sale in cattedra con un paio di incursioni che tengono sempre sotto pressione i tre centrali di una Germania che si vede solo con il destro scarico e largo di Emre Çan al 37′. Niente lascia presagire il pareggio tedesco, ma è in fondo questo, da sempre, il segreto del calcio: si gioca in undici contro undici e alla fine vincono i tedeschi. Nell'unica occasione in cui concede alla Germania di rubar palla a centrocampo e ripartire, il Cile dietro si espone. E' perfetta la scelta di tempo di Hector per il break a sinistra, studiato il centro per Stindl che in spaccata si regala il secondo gol in questa Confederations Cup e in carriera con la maglia della nazionale. Fondamentale l'apporto dell'incursore del Borussia Monchengladbach (46 passaggi, 2.3 tiri e 1.3 passaggi di media a partita in Bundesliga) che ha goduto di maggiori libertà creative nel passaggio dal 3-5-2 di Schubert al 4-4-2 di Hecking.

Cile, ripresa di sforzi e rimpianti

La ripresa non cambia lo scenario tattico del match. Il Cile riparte con la stessa determinata intensità, la stessa rapidità di esecuzione, la stessa fluidità di movimenti rimasti nella memoria collettiva senza alterazioni o variazioni nel passaggio da Sampaoli a Pizzi. Hanno entrambi assorbito l'eredità di Bielsa, che l'attuale ct ha definito senza troppi giri di parole "il grande rivoluzionario del calcio cileno; con lui non è solo cambiata la mentalità dei giocatori, ha impresso il suo marchio dal punto di vista mediatico e sociale". Il suo 4-3-1-2, più funzionale e meno estremo, non rinuncia a quei fondamenti. Persegue e prosegue la strada verso la costruzione della mentalità vincente, che vive di piccoli passi, di esperimenti, di convinzione.

Vive della determinazione di Sanchez, che sfiora il 2-1 con una punizione che si accomoda sulla parte alta della rete con Ter Stegen immobile. Si alimenta della visione di Beausejour e delle sovrapposizioni di Isla, che quasi trasforma un errore in un'opportunità. Il cross steccato al 55′ si fa epifania di resilienza, e carica La Roja che insiste, a ondate continue, e beckettianamente a ogni tentativo fallisce meglio. Il colpo di testa alto al 59′ di Vidal al 59′,che ha iniziato la ripresa da mezzala destra salvo tornare trequartista dopo pochi minuti, e la combinazione Sanchez-Isla che impaurisce Mustafi, costituiscono indizi ma non compongono una prova.

La Germania esce nel finale

Nonostante le imprecisioni nell'uscita bassa del pallone, la Germania tiene. Nel 3-4-2-1, Kimmich e Hector salgono molto presto per facilitare la circolazione del pallone e garantire l'ampiezza dell'azione offensiva, ma così facendo lasciano la difesa scoperta in caso di appoggi sbagliati o palloni intercettati.

I ritmi così alti, l'azione tambureggiante e generosa alla lunga stanca e sfianca la Roja. A 20′ dalla fine crolla a terra Medel, tradito dai muscoli ormai esausti, sostituito da Paulo Diaz, che in questa stagione ha intercettato in media più palloni di tutti al San Lorenzo (2.5 a partita). Pizzi però non cambia, e la Germania dopo aver incassato così a lungo prova a pungere come una farfalla. Stindl è il primo che suona la carica, ma Herrera pur non sicurissimo, chiude in due tempi. E' un segnale che libera anche l'estro di Draxler, tenuto a lungo lontano dall'area dall'organizzazione cilena in fase di non possesso, murato da Jara.

Pizzi si gioca l'ultima carta, l'ultimo prezioso tentativo di stupire. Toglie Vargas per il 22enne Martin Rodriguez, un gol ogni 135′ (5 in nove presenze) quest'anno al Cruz Azul, anche per avere un po' più di sprint in contropiede a campo aperto. In appena due, sul taglio splendido di Vidal, il ct si illude di aver vinto la scommessa ma dalla linea di fondo il nuovo entrato non può far altro che girare debolmente sull'esterno della rete.

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