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Passaporti falsi in Serie A: scoppia lo scandalo delle finte identità nel calcio

Una nuova ‘Passaportopoli’? Forse: le indagini sono appena iniziate ma già si parla di 5 società di A coinvolte, oltre 20 calciatori e l’interessamento del mondo del basket e della pallavolo. Così fosse, saremmo di fronte ad un nuovo scandalo senza precedenti.
A cura di Alessio Pediglieri
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Ancora ombre sul nostro calcio. Dopo lo scandalo sulle scommesse sportive che non cenna a diminuire, anzi, nei prossimi giorni sono previste nuovi, terribili aggiornamenti con un ampliamento di una indagine che non sembra conoscere confini e che prevede i coinvolgimenti di ex giocatori del Bari, tra cui il difensore dell'Inter e della Nazionale, Ranocchia. Non ci facciamo mancare nulla in Italia ed eccoci servito su un piatto d'argento un nuovo scandalo sulle ‘false identità' di giocatori stranieri ‘naturalizzati' con troppa facilità in Italia.
Il nuovo scandalo, quello delle carte d'identità irregolari, non è una novità assoluta, visto che di ‘Passaportopoli' se ne occupò la magistratura già nel non troppo lontano 2001 per ciò che riguarda il calcio. Questa volta sembra che lo scandalo, però, riguardi anche l'intero movimento sportivo italiano.

Tutti in pellegrinaggio a Fermo – Tutto è partito da Fermo, dove sembra ci si recasse con una certa sospetta frequenza per ottenere quella cittadinanza italiana indispensabile per aggirare la regola restrittiva sui tesseramenti degli extracomunitari. Nel mirino della Procura 20 professionisti, 15 di serie B e 5 di A (una big del nord, una squadra di Roma e una del sud).
La procedura era fin troppo facile: per aggirare il problema delle restrizioni sui tesseramenti dei giocatori extracomunitari bastava recarsi a Fermo nelle Marche, per ottenere la cittadinanza italiana. Nel piccolo centro un'organizzazione criminosa approfittava della mancanza di controlli, facilitata anche dal cambio della giunta, per naturalizzare italiani quelli che in realtà erano brasiliani, argentini o sudamericani. Un po' tutti, senza alcun problema: l'importante era che si aggirassero le leggi, ci fosse connivenza con i diretti interessati, qualcuno chiudesse un occhio (o anche due) e il giochino era fatto. Uno scandalo che sembra aver coinvolto questa volta non solo il mero mondo calcistico ma lo sport italiano in genere: sotto accusa dunque non ci sono solo i ‘soliti' calciatori, ma anche pallavoliste, giocatori di calcio a 5 e forse anche di basket.

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I primi nomi – Siamo solo all'inizio dell'inchiesta, ma già emergono le prime voci sui diretti interessati: almeno 20 giocatori professionisti si sarebbero serviti dell'ufficio anagrafe di Fermo, interessati 15 club di serie B e 5 di serie A. Si tratta di almeno una grande squadra del nord, di una delle due romane e di un club del Sud. I primi nomi anche sui tesserati che avrebbero utilizzato il "trucco" per ottenere la cittadinanza italiana non mancano e, come riporta "Il Fatto Quotidiano", ecco spuntare quello di Gonzalo Bergessio, l'attaccante argentino in forza al Catania, che si sarebbe recato nella città delle Marche per diventare cittadino italiano. Il centravanti avrebbe presentato all'ufficio la documentazione relativa per la procedura che per gli inquirenti non autentica. Ora sono in corso accertamenti per verificare se Bergessio sia diventato italiano, ma soprattutto come e con l'aiuto di chi.

I reati commessi – I reati contestati sono gravissimi: si va dagli atti falsi, all'abuso d'ufficio, al falso ideologico, fino a toccare l'associazione a delinquere, il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violazione dei sistemi informatici.
Nel frattempo, a Fermo, è cambiata anche l'amministrazione e, con il nuovo sindaco, è arrivata l'immediata sospensione del riconoscimento delle false cittadinanze e delle carte d'identità. Ma l'affare sembra davvero grosso se è vero che, stando alle prime indiscrezioni, sarebbero coinvolti anche il mondo del basket e della pallavolo italiani.

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Passaportopoli, undici anni dopo – Restando al calcio, non si può non tornare con la memoria a ciò che accadde proprio in Italia undici anni, fa nella stagione 2001 con quello scandalo che ancor oggi è ricordato come Passaportopoli relativo alla naturalizzazione illecita di alcuni calciatori extracomunitari.
Furono coinvolte società, dirigenti e calciatori di 6 squadre di Serie A (Inter, Lazio, Milan, Roma, Udinese e Vicenza) e una di Serie B (Sampdoria), con 14 giocatori in totale (squalificati) e 15 dirigenti (interdetti e inibiti). Molto scalpore fece la posizione del presidente Gino Pozzo dell'Udinese che venne inibito per tre anni (poi ridotti a 2 e 1 mese) e dell'allora dirigente nerazzurro Gabriele Oriali, ex al veleno dell'Inter di Moratti, che patteggiò un anno di sospensione.
Nel luglio 2011 in un'intervista rilasciata a la Repubblica, Franco Baldini, direttore sportivo della Roma dal 1999 al 2005, ha dichiarato: "Devo fare un'ammenda, su Gabriele Oriali, che è rimasto coinvolto e ha patteggiato, come dirigente dell'Inter, nello scandalo dei passaporti falsi sul dossier Recoba. Ha detto la verità, nel senso che mi chiese un consiglio, io gli dissi che sapevo che c'era una persona, che però non conoscevo, che si occupava di vedere se le carte erano in regola. Poi questa persona non si è rivelata a posto. Oriali non lo sapeva, nemmeno io. Lui ha molto sofferto per la macchia e mi dispiace".
Dopo le parole di Baldini, l'ex mediano nerazzurro non ha escluso la possibilità di chiedere la revisione del processo.

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