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Cinque top player fatti in casa che i grandi club si son fatti sfuggire

Da Pogba a Rabiot passando per Piqué, ecco alcuni dei migliori calciatori che le big d’Europa hanno abbandonato nel corso degli ultimi anni.
A cura di Salvatore Parente
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Mai giudicare un libro dalla copertina. Questo l’antico adagio che spesso andrebbe tenuto presente, specie nel calcio, quando ci si appresta a prendere determinate scelte. E sì perché la storia di questo sport, con mille esempi, ci insegna che, soprattutto in tema di giovani, bisogna essere pazienti, talvolta accomodanti, attenti e fortunati per evitare di far andar via, o peggio non riconoscere, le stelle di domani.

Pogba

Fra i vari episodi di cattiva preveggenza da parte di sedicenti esperti del pallone (Insigne, Immobile, Ibra, Giggs e tanti altri i cui provini andarono male con alcune squadre), vediamo le storie di cinque determinanti giocatori del calcio contemporaneo che i grandi club europei hanno colpevolmente mandato via negli ultimi anni.

Paul Labile Pogba un rimorso da 105 milioni di euro

Uno dei rimpianti più grandi dei Red Devils a cui la dirigenza ha posto rimedio solo la scorsa estate ma con un “discreto” esborso di 105 milioni di euro è di sicuro Paul Pogba. Proprio così perché prima che il fenomeno transalpino diventasse il calciatore che è oggi, grazie soprattutto all’esperienza in bianconero con la Juventus, il numero 6 del Manchester United era di proprietà del club di Old Trafford. A 16 anni, infatti, dopo due trascorsi nella prestigiosa accademia francese del Le Havre, Pogba si accorda col Manchester passando nella compagine albionica.

Grandi prestazioni nell’Academy, vittoria nella FA Youth Cup (la FA Cup dei ragazzi) in finale con lo Sheffield Utd, successivo esordio in Premier, debutto in Europa League e poi, quando stava per arrivare finalmente il suo momento nel 2012, il rientro di Scholes prima ed un problema fisico poi, pongono fine alla prima avventura inglese del francese che, a parametro zero, si accasa, poi con risultati straordinari, a Torino.

Rabiot

Adrien Rabiot, il rimpianto Citizen

Sponda diversa di Manchester simile scheletro, sempre francese, nell’armadio. La squadra stavolta è il City ed il protagonista di questa strana storia è Adrien Rabiot del Paris Saint Germain. Il calciatore di Saint Maurice, così come il suo connazionale Pogba, nel 2008, a soli 13 anni, attraversa la Manica e approda nella seconda, non per molto per via del contestuale arrivo dei petrodollari del principe arabo Mansur, compagine di Manchester.

Aggregato alle giovanili del club con una promessa di automatico contratto da professionista a 17 anni, il piccolo Adrien fa faville in campo con ragazzi mediamente di 2-3 anni più grandi di lui e, a scuola, comincia bene ad adeguarsi ai ritmi e alla lingua inglese. Sei mesi dopo però, a causa di profonde divergenze fra la madre del ragazzo Veronique, sempre molto presente nelle scelte del figlio, il giovane, dopo solo poco tempo trascorso in Inghilterra, abbandona il paese per far ritorno in patria al Pau prima ed al Psg degli altri petrodollari poi.

Pique

Gerard Piqué a scuola da Ferguson

Forse non tutti si ricordano del recente passato di Gerard Piqué al Manchester United. Prima di diventare uno dei centrali più forti al mondo nonché uno dei difensori più vincenti del panorama calcistico nazionale col suo Barça, infatti, il nativo di Barcellona ha vissuto 3 anni alla corte di Sir Alex Ferguson. Dal 2004 allo United, dopo aver firmato a 17 anni il suo primo contratto da professionista, il giovane Piqué si mette subito in mostra facendo immediatamente il suo esordio in FA Cup, poi in Champions contro il Fenerbahce e, l’anno successivo, in Coppa di Lega ed in Premier League.

Dopo il prestito della stagione 2006/07 al Real Saragozza dove riesce a giocare 22 partite totali fra la posizione di centrale difensivo e quella di “volante” davanti alla difesa Piqué torna all’Old Trafford trasformato con tanta esperienza e convinzione nei suoi mezzi in più. Nel 2007/08, la definitiva consacrazione, il salto di qualità col 20enne spagnolo che totalizza 13 partite complessive e 2 reti in Coppa Campioni (una anche alla Roma) in stagione aiutando i suoi a trionfare in Premier e Champions League. Al termine dell’annata però, il suo scarso impiego e le attenzioni del Barcellona consentono al ragazzo, dietro pagamento di un indennizzo di soli 4 milioni di euro, di tornare a casa dove poi con i colori blaugrana vincerà tutto ciò che ci sarà da vincere con il tiki-taka, Messi, il Guardiolismo ed il Barça dei miracoli.

Mata

Dal Real al Valencia per quella voglia Mat(t)a di giocare

L’attuale esterno offensivo del Manchester United Jaun Mata ha avuto prima di segnalarsi negli anni scorsi con la casacca del Valencia una buona e formativa esperienza col Real Madrid. E sì perché l’ex Chelsea dopo essersi “scolarizzato” fra i 12 ed i 15 anni nelle giovanili del Real Oviedo fu prelevato dai Blancos nell’estate del 2003 e inserito nella produttiva cantera madrilena. Lì, il talento di Burgos compie tutta la trafila, Juvenil C, Juvenil A e poi il debutto, in Serie B nel Real Madrid Castilla (compagine affiliata al club merengue) insieme ai vari gemelli Callejon, Javi Garcia, Marcelo, Borja Valero, Casilla, Granero e tanti altri campioncini in erba.

Chiude la stagione agonistica (retrocessione per il club) con 10 reti in 40 partite ma, tale rendimento non gli garantisce poi l’ingresso, dalla porta principale, nel club madrileno così, mediante una clausola che gli consente di uscire dal contratto, Mata dice addio alla Ciudad di Valdebebas (dove si allenano le giovanili madridiste) e si accorda col Valencia, club nel quale resterà per oltre 4 anni prima di avventurarsi in Inghilterra con Chelsea prima e Man Utd poi.

Fabregas

Fabregas e quella beffa targata Gunners

A chiudere questa shortlist dei maggiori rimpianti delle big del calcio europeo troviamo ancora una volta il Barcellona che, a sua discolpa, potrebbe eccepire che, con tutti i talenti che passano di là, qualcuno può anche sfuggire. Fra questi qualcuno, una leggenda dell’Arsenal Cesc Fabregas. Il ragazzo, cresciuto proprio nella Masia (struttura di formazione del vivaio della squadra catalana) dopo 6 anni costruttivi trascorsi a Barcellona si accorda nel 2006, nonostante le lusinghe dell’Inter, con i Gunners di Wenger.

Di lì una querelle con i blaugrana che, a causa di questo trasferimento, intentano un contenzioso Fifa per il quale l’Arsenal fu poi costretto a versare 1 milione di euro al club spagnolo. Una cifra ridicola in relazione a quanto fatto dal gioiellino iberico col sodalizio inglese che decise poi di lasciare Londra, per tornare a casa, nel 2011 dietro pagamento di 40 sonanti milioni di euro.

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