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Che succede alla Juve, la ‘mini crisi’ spiegata in cinque punti

Juve con scarsa qualità a centrocampo, incompleta in alcuni reparti e con un Higuain al momento troppo isolato. L’analisi della mini crisi bianconera.
A cura di Mirko Cafaro
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Seconda sconfitta a San Siro per la Juventus che, nell'arco di nove partite, dopo il ko con l'Inter ha incassato anche l'1-0 di Locatelli dal Milan. Un altro viaggio a vuoto poco pronosticabile alla vigilia – nonostante il buon momento e la crescita dei rossoneri – e che alimenta alcuni dubbi su un progresso tattico che procede ancora a rilento da parte di Pjanic e compagni. Fatte le dovute proporzioni e al netto delle sconfitte piovute in serie lo scorso anno, è come se la Juve stesse bissando la stessa partenza a rilento. Di diverso c'è che i valori individuali hanno permesso di vincere sette delle prime nove gare, senza però convincere sino in fondo. Serve una svolta e occorre raggiungerla al più presto, anche in ottica Champions. Ed è per questo che oggi abbiamo provato ad analizzare i cinque principali ambiti in cui i conti ancora non tornano.

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1. Poca qualità a metà campo. L'era dei cinque scudetti, oltre che su una difesa granitica, ha poggiato su un centrocampo con pochi eguali al mondo che ha permesso di raggiungere anche una finale di Champions League. Pensiamo a Pirlo, Vidal e Pogba ceduti in stretta successione; al serio infortunio di Marchisio che dall'aprile scorso ha privato i bianconeri del suo apporto; per non parlare dello scadimento di forma di un Khedira che andrebbe dosato meglio di come fatto finora. Il trio composto ieri dallo stesso tedesco con Hernanes e Pjanic avrebbe le qualità individuali per fare la differenza, il problema è che contro il Milan non parlavano la stessa lingua calcistica.

2. Higuain isolato. Diretta conseguenza di quanto sopra, ma anche di un'intesa ancora da affinare con Dybala, l'inserimento a rilento del bomber argentino nel sistema bianconero. Non è un caso che, anche pubblicamente, il Pipita abbia invocato un compagno di reparto più a ridosso delle sue zolle. L'emblema del momento sono gli appena 24 palloni toccati ieri.

3. Modulo 3-5-2 da rinnovare. Il sistema che ha fatto la fortuna di Conte e anche in parte di Allegri (ma non in Champions) appare ormai spremuto, prevedibile e rivedibile. Ci sono gli elementi, le qualità e il giusto mix per cambiare la storia tattica di questa squadra, magari provando con la difesa a quattro e un centrocampo più folto con Pjanic più a ridosso dei due attaccanti.

4. Mandzukic e gli altri senatori da recuperare. L'arrivo di Higuain ha fatto perdere centralità all'attaccante croato: inevitabile, ma una squadra come la Juve ha bisogno di avere alternative all'altezza e pronte a cambiare i match anche in corso. Lo stesso dicasi per Lichtsteiner, che non ha perso occasione per lamentarsi del suo nuovo status di riserva. Allegri deve fare un fine lavoro psicologico che riportarli dentro la causa bianconera e farli sentire nuovamente importanti.

5. Rosa "incompleta". Potrà sembrare assurdo dopo il mercato di quest'estate, ma appare evidente come a questa squadra manchi quel tassello a metà campo che sarebbe dovuto essere Witsel. Aggiungiamo che anche in attacco il reparto sta patendo numericamente i tre fronti, a cui si aggiungono gli impegni con le Nazionali. Senza Pjaca infortunato, con Mandzukic a mezzo servizio e l'infortunio di ieri di Dybala, Allegri si trova a disporre del solo Kean. La gara con il Milan, peraltro, ha dimostrato che Cuadrado non è tagliato per il ruolo di seconda punta.

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