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Cessione Milan, il mistero del documento “fantasma”

Media cinesi e americani hanno parlato di due garanzie bancarie “false” presentate dalla precedente cordata cinese che la scorsa primavera voleva acquistare il club di Berlusconi. Uno dei due documenti non è stato rintracciato nemmeno dalla Fininvest.
A cura di Alessio Morra
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Tecnicamente non cambia nulla. Perché le operazioni che porteranno il Milan definitivamente sotto la proprietà cinese procedono con i ritmi stabiliti. L’esosa caparra da 100 milioni è stata versata ed è già finita in un conto corrente a disposizione della Fininvest, mentre adesso si sta lavorando per il ‘closing’ che prevede il passaggio del 99,9% delle azioni del club rossonero dalla famiglia Berlusconi ai nuovi proprietari del club italiano più vincente in Europa.

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Dunque tutto apposto. Ma il mondo rossonero, in attesa di conoscere precisamente i nomi dei componenti della cordata che ha preso il Milan per 740 milioni (di cui 230 di debiti), è andato in fibrillazione nei giorni scorsi quando prima l’agenzia americana Bloomberg e poi il quotidiano economico cinese Caixin, tutt’altro che filo governativo, hanno svelato l’esistenza di due distinte garanzie bancarie presentate dalla cordata cinese che si sarebbe rivelate ‘false’, o quanto meno non riconosciute dalle banche citate dai documenti. Questi documenti fanno parte del dossier presentato in primavera, quando la composizione della cordata era molto differente da quella che ha firmato il preliminare di vendita lo scorso agosto.

In uno dei due casi negli uffici della Fininvest non sono ancora riusciti a capire a quale documento fa riferimento Caixin. Mentre il documento citato da Bloomberg sarebbe stato ritrovato e si tratterebbe di una lettera in cui si farebbe riferimento a una disponibilità finanziaria, ma senza la conferma ufficiale della banca citata in precedenza. La vicenda ha mobiliato gli uffici legali della Fininvest e di Sino Europe, la società creata ad hoc per l’operazione di acquisto del Milan, che stanno cercando chi ha passato le indiscrezioni a Caixin e a Bloomberg. La cordata cinese, che fa parte del fondo interstatale del governo di Pechino, ha chiuso il preliminare con l’aiuto della banca d’affari Rothschild, che, assieme all’advisor finanziario di Fininvest, la banca d’affari Lazard, ha considerato in regola la documentazione.

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