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Castan: “Pensavo di morire, ma ora voglio solo lo scudetto con la Roma”

Il difensore torna a parlare del suo calvario e non vede l’ora di tornare in campo con i giallorossi per ripagare i tifosi con la conquista del titolo.
A cura di Marco Beltrami
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La proverbiale luce in fondo al tunnel diventa ogni giorno più forte per Leandro Castan. Il difensore brasiliano operato a dicembre per la rimozione di un cavernoma è pronto a rientrare in campo con la Roma e recuperare il tempo perduto con la maglia della formazione capitolina. Un vero e proprio calvario quello vissuto dal forte centrale che ha saltato gran parte dell'annata sportiva, ma soprattutto ha temuto per la sua vita e per le conseguenze della delicata operazione chirurgica. In una lunga intervista a "Il Tempo", Castan ha voluto provare a raccontare tutte le emozioni vissute lanciando anche un messaggio molto forte ai tifosi della Roma: "Se vado via senza avere vinto lo Scudetto sarà come se non avessi mai giocato nella Roma. Non voglio che tra 10-15 anni si ricordino di me come un ragazzo che ha fatto l’intervento al cervello. No, devono ricordarmi come uno di quelli che ha vinto lo scudetto".

L'incubo di Castan. Un vero e proprio incubo quello vissuto da Castan che ha temuto anche di morire, o di riportare danni irreparabili: "Nel primo tempo della partita con l’Empoli ho fatto uno scatto e ho sentito una fitta alla gamba sinistra. Poi la sera ho avuto un giramento di testa. Quando mi sono svegliato l'indomani mattina la testa girava ancora. Ho chiamato il dottore della Roma che ha mi portato dall’oculista. La vista era a posto, allora ho fatto una risonanza magnetica e lì hanno scoperto che nel cervelletto c’era questo corpo, grande come una fragola. I medici mi assicuravano che non avevo il cancro, però qualcuno lo scriveva su internet oppure me lo chiedevano i tifosi. Tutti dicevano questa brutta parola e io pensavo: “O mio Dio sto morendo”.  Allora un giorno ho riunito mio padre, mia moglie e i dottori per sapere la verità. Mi hanno ribadito che non avevo un cancro, poi ci ha pensato il radiologo a chiarirmi tutto.

La rinascita del brasiliano. "A novembre il medico del Coni e quello della Roma mi hanno detto che se non avessi fatto l’intervento non avrei potuto più giocare. Il giorno prima dell’operazione è stato il più difficile. Ho chiesto al chirurgo se potevo mangiare un panino del Mc Donald’s, almeno se fosse stata la mia ultima cena me la sarei goduta! Poi la mattina presto ho dato un’occhiata alla mia famiglia e stavano piangendo tutti. I dieci minuti successivi sono stati tremendi. Ero solo e impaurito ad aspettare. Dopo l'operazione ho avuto problemi a tutta la parte sinistra del corpo. Se mi giravo su quel lato per guardare vedevo sfocato. Una volta in piedi ho dovuto imparare da capo a camminare, più tardi a correre. La gamba destra andava da sola, la sinistra no. Mi avevano avvisato ma per fortuna non ho avuto danni permanenti e tutto è tornato alla normalità".

Verso il rientro in campo. I cattivi pensieri però ora fanno parte del passato per un giocatore che non vede l'ora di tornare in campo, senza bruciare le tappe: "Ancora non so quando tornerò, voglio fare con calma senza sbagliare e rientrare al 100%. A luglio devo essere al livello dei miei compagni per iniziare la preparazione, se poi dovessi riuscire ad andare almeno una volta in panchina in questo finale di stagione sarebbe una grande gioia. Ho già ripreso a lavorare con i compagni, ora posso colpire di testa e tra 15-20 giorni avrò la visita d’idoneità. Mi avevano consigliato di usare un caschetto la prima settimana ma ho preferito di no, altrimenti rischiavo di abituarmi e non toglierlo più. Il destino mi ha messo di fronte a una sfida e io la sto vincendo. Succederà alla prima partita che gioco, la mia vita è normale solo se c’è il calcio dentro".

Castan avverte la Lazio. In conclusione una battuta sul rendimento stagionale della Roma, e in particolare sul prossimo derby contro la Lazio che potrebbe rivelarsi decisivo per la rincorsa alla Champions: "È un periodo difficile, secondo me il peggio è passato. Mancano 8 partite e, come ha detto Garcia, l’importante è chi arriva secondo alla fine. Abbiamo avuto tanti infortuni ma anche senza me e Strootman i primi sei mesi la Roma ha fatto bene lo stesso. Qui si deve stare molto attenti perché quando si vince sono tutti fenomeni e quando si perde tutte merde. È più pericoloso quando le cose vanno bene: se pensi che sei troppo bravo rischi, quello invece è il momento di lavorare duro. La Champions? Non eravamo pronti. Io ad esempio non l’ho mai giocata. Ci serviva fare esperienza, il prossimo anno dobbiamo riprovarci e faremo senz’altro meglio. Il derby? Può essere una rivincita del 26 maggio. Quella è stata la partita che ho giocato peggio nella mia carriera. Al Corinthians in 3 anni ho fatto diversi derby ma lì a San Paolo ci sono quattro squadre della città. Qui solo due e allora è una partita ancora più sentita dai tifosi, forse troppo. L’ho capito appena arrivato e ora anch’io sono entrato in clima derby: non ci sto ad arrivare sotto di loro".

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