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Caso Pro Patria, l’ex allenatore Marco Tosi assolto dall’accusa di combine

Nelle intercettazioni emerge anche il caso clamoroso della gara Cremonese-Pro Patria terminata 3-1 in seguito a papere clamorose, sviste e disattenzioni difensive. Al capitano Serafini che accusò i compagni di squadra il ds rispose: “Sfidali a duello”. Riconosciuta in maniera piena e incontrovertibile l’assoluta innocenza ed estraneità ai fatti dell’ex allenatore.
A cura di Maurizio De Santis
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Fare terra bruciata intorno ai calciatori che non accettavano di accomodare le partite e difendere sempre chi sbagliava. Era questa – secondo la tesi degli inquirenti poi cancellata del tutto con la piena assoluzione del diretto interessato – la strategia adottata dall'ex allenatore della Pro Patria, Marco Tosi. Un'ipotesi del tutto sbagliata. L'intero castello accusatorio nei suoi confronti è crollato, nulla di vero c'era: secondo quanto emerso dalle intercettazioni e dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti – in qualche modo favoriva i diretti responsabili delle gare combinate. Non era assolutamente vero, in base alla sentenza che ha riconosciuto l'assoluta estraneità ai fatti e all'intera vicenda del filone di calcioscommesse Dirty Soccer all'ex tecnico. Il Tribunale federale nazionale della Figc ne ha accertato la piena e incontrovertibile innocenza rispetto alle accuse di presunti illeciti sportivi relativi al periodo in cui allenò la Pro Patria da metà dicembre 2014 al 30 gennaio 2015.

Il caso finito sotto i riflettori fu la partita Cremonese-Pro Patria (3-1) del 15 dicembre 2014 il cui esito venne condizionato da errori clamorosi in difesa, papere del portiere, strane disattenzioni. E proprio Cremonese-Pro Patria era tra gli incontri che l’inchiesta della Dda di Catanzaro aveva inserito tra quelle ritenute corrotte nel nuovo scandalo. I protagonisti erano allora Vincenzo Melillo, il portiere della Pro Patria, ma anche Andrea Ulizio e Adolfo Gerolino. Mentre la posizione del tecnico s'è rivelata invece del tutto pulita rispetto a ogni addebito. Tutti – per gli inquirenti – considerati vicinissimi a Mauro Ulizio, il dirigente ombra che con Massimiliano Carluccio (uno dei cosiddetti finanziatori) aveva trasferito il sistema delle partite truccate alla Pro Patria.

Cosa accadeva a chi non era d'accordo? E' il caso del capitano Matteo Serafini che, dopo essersi rifiutato di partecipare alla combine puntò l'indice contro i compagni di squadra. Per quel gesto il calciatore – come emerso in una conversazione intercettata tra Mauro Ulizio e il ds della Pro Patria, Fabio Tricarico – venne inviato dal direttore sportivo "a sfidare a duello" i colleghi che stava accusando. "Il Tricarico – si legge nel decreto di fermo – informava l'Ulizio di discussioni insorte nello spogliatoio del Pro Patria, laddove Serafini (Matteo, calciatore in forza al Pro Patria) aveva sollevato obiezioni rispetto al momento che stava attraversando in campionato la squadra, coinvolgendo taluni compagni, tra cui Adolfo Gerolino". Tricarico "andava oltre e illustrava all'Ulizio, per sommi capi, la discussione avuta al riguardo con Serafini asserendo di avere suggerito al calciatore di risolvere la faccenda sfidando a duello i colleghi che stava accusando, pur di scansare, a suo dire, l'obiezione che il Serafini aveva sollevato".

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