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Carlitos Tevez, top player da sogno per la Champions League

L’Apache segna una doppietta e festeggia con un balletto dedicato alla figlioletta: “L’esultanza? Se non l’avessi fatta in questo modo, non mi avrebbe più parlato!”
A cura di Alberto Pucci
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Per se stesso, per i compagni, per i tifosi ma, soprattutto, per la figlia che gli aveva chiesto un'esultanza particolare. Carlitos Tevez ride e festeggia dopo la doppietta in Champions League: due gol che hanno trasformato il rospo argentino in un bellissimo principe. Per comprendere meglio questa astinenza forzata, occorre riavvolgere il nastro e tornare al 7 aprile 2009. Nello stadio dei sogni di Manchester, lo United di Carlitos Tevez affrontò il Porto, in Champions League, in un match che finì 2 a 2. L'argentino segnò il gol del raddoppio dei "Red Devils" a pochi minuti dal termine: gol che non servì alla causa dell'allora tecnico Sir Alex Ferguson e che, fino ad oggi, ha avuto un effetto malefico sull'Apache bianconero. Da quella partita, infatti, Tevez iniziò un digiuno lunghissimo: 1.988 giorni di astinenza assoluta, fino all'urlo liberatorio del 59esimo minuto di Juventus-Malmoe. Che l'erba della Champions League non porti molto bene a Tevez è un dato di fatto (9 reti in più di 50 presenze), così come pare evidente che, anche sulla stessa Juventus, ci sia un tabù da sfatare: l’ultima volta che la Juventus ha alzato la coppa era il 22 maggio 1996, oltre 18 anni fa.

Un Carlitos per tutte le stagioni – Prima della serata continentale, Carlitos Tevez aveva già dimostrato di godere di ottima salute. Più del suo messaggio via Twitter ("Non ho alcuna lesione, grazie per la vostra preoccupazione. Sono pronto per giocare"), a scaldar i cuori dei tifosi della vecchia signora sono stati i gol e le prestazioni fin qui viste. Decisivo con l'Udinese, nella prima di campionato, e fondamentale nell'esordio europeo, Tevez è pronto per far rotta su Milano e provare a buttar giù San Siro come già fece la scorsa stagione, con un tremendo destro dalla distanza che fulminò Abbiati. I tifosi della Juventus sono sereni, quelli del Milan avvisati: Tevez c'è, così come quella squadra che, negli ultimi tre anni, ha dettato legge in Italia.

L'urlo dell'Apache – Massimiliano Allegri, che rischiò di allenare Tevez già al Milan se non fosse saltata la trattativa "capolavoro" organizzata da Galliani (via Pato per soldi, dentro Tevez in prestito gratuito), si gode il suo giocatore e si frega le mani. Aver ritrovato i gol dell'argentino, alla vigilia del ritorno a Milano, è davvero tanta roba…anche se, lo stesso ex Manchester United, sembra non dare molto peso al digiuno interrotto: "Non mi mancava il gol in Champions, non era quello il problema – ha spiegato, subito dopo il triplice fischio finale, ai colleghi di Sky – Io gioco per la squadra, la Juve è la cosa più importante. Non riuscivo ad arrivare a concludere, sotto questo aspetto devo migliorare. Atletico Madrid ko? Questo girone è difficile, dallo scorso anno abbiamo appreso la lezione. Differenze tra campionato e Champions? In Serie A è difficile fare gol perché le formazioni sono chiuse, in Europa invece c’è più spazio". Il boato dello "Stadium" di Torino, dopo i gol di Tevez, è arrivato fino alle orecchie di Pippo Inzaghi: il prossimo allenatore che rischia di venir travolto dall'urlo dell'Apache bianconero.

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