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Caniggia fa 50 anni, 5 cose da sapere sul biondo che fece male all’Italia

L’ex attaccante argentino oggi si gode il sole di Marbella, in A ha indossato le maglie di Verona, Atalanta e Roma. Al Mondiale del ’90 regalò un dispiacere agli Azzurri. Croce e delizia è la figlia Charlotte che fa disperare papà per le foto provocanti sui social.
A cura di Jvan Sica
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Quante storie ha visto e vissuto Claudio Paul Caniggia da Henderson, Argentina? Oggi vive a Marbella, si gode sole, mare, tre figli con i suoi capelli lunghi (solo un po' più corti di prima, in realtà) e biondi che non gli danno affatto i 50 anni che oggi compie. Un calciatore che nasce in una città quasi persa nella pampa argentina chiamata Henderson in onore del direttore della linea ferroviaria Ferrocaril Midland de Buenos Aires, Frank Henderson, per emergere deve essere tante cose insieme.

Scatto d'atleta

E Claudio Caniggia da ragazzo era davvero tante cose: campione dei 100, 200 e 400 metri, ma allo stesso tempo già attaccante nelle sue prime squadre di calcio. Un multi sportivo del genere lo adocchia subito il River Plate che lo coltiva con calma rispettando il suo graduale sbocciare. Diventa titolare della squadra di Buenos Aires nel 1986 quando quello che sarà uno dei suoi migliori amici, Diego Armando Maradona, dominava il campionato del mondo in Messico.

Un biondo per la Dea

Per la velocità, l'apparire così fuori dagli schemi con la sua zazzera bionda o semplicemente per la freddezza sotto porta, l'Europa si accorge subito di Caniggia, e lui arriva già nel 1988 a Verona, la squadra di Emiliano Mascetti direttore sportivo e soprattutto Osvaldo Bagnoli allenatore. Al momento dell'acquisto tutti pensavano che Bagnoli e Caniggia si fossero guardati a vicenda come due alieni per un anno intero, ma non sarà cosi. Bagnoli lo utilizza in diversi modi, prima da ala per i cross verso Pacione, poi da seconda punta e a volte da numero 10 alle spalle del duo Pacione-Galderisi.

Purtroppo durante la stagione avrà un brutto infortunio alla gamba e giocherà soltanto 21 partite segnando 3 gol. Ma viene notato da Emiliano Mondonico il quale capisce quanto quel folletto velocissimo può essere perfetto per il suo calcio di difesa, recupero palla bassa e contropiede con lanci lunghi che pratica all'Atalanta. Bortolazzi e Nicolini lanciano, Caniggia vola verso le porte avversarie segnando 10 gol in tutte le competizioni. L'Atalanta riesce a qualificarsi per la seconda volta consecutiva in Coppa Uefa grazie ad un ottimo settimo posto.

Sarà il campo di Bergamo poi a decidere anche il campionato quando una monetina colpì Alemao per la vittoria a tavolino per il Napoli. Caniggia dichiarerà dopo anni che non ne era particolarmente contrariato sia perché Maradona era diventato suo amico dopo le prime partite di Claudio in nazionale, sia perché qualche mese prima il Milan in Coppa Italia non aveva restituito la palla messa fuori dagli atalantini per far assistere per giunta un giocatore del Milan stesso. Da quella azione arriva il rigore che segnerà Baresi e permetterà al Milan di superare il turno.

Mondonico va al Torino e nel campionato successivo si naviga a vista arrivando decimi, ma si sfiora l'impresa in Coppa Uefa battendo i forti tedeschi del Colonia agli ottavi e venendo fermati ai quarti dall'Inter che vincerà la competizione nella finale contro la Roma. Un'altra stagione discreta all'Atalanta e sarà proprio la Roma, su richiesta pressante di Boskov che lo considera perfetto per il suo gioco di rimessa, a prenderlo nel 1992 per 13 miliardi.

Positivo alla cocaina, 13 mesi di squalifica

Purtroppo la sua vita privata non è mai stata irreprensibile e a Roma qualche problema si acuisce. Come il suo amico Maradona, il 21 marzo 1993, dopo la partita Roma-Napoli, viene trovato positivo alla cocaina e il giorno successivo subisce una squalifica di tredici mesi, che gli fa perdere l'intera stagione 1993-1994. Finita la squalifica, capisce che non è più il momento di restare in Italia e va in Portogallo al Benfica, ma solo come fase intermedia prima di ritornare a casa in Argentina con il Boca Juniors, dove incontra proprio Maradona.

Mito per i Rangers di Glasgow. Dopo questa parentesi ancora un po' selvaggia però Caniggia cambia, torna ad essere un giocatore vero e la parte finale della sua carriera è da icona, al tramonto ma in buona parte di culto. Nel 1999 torna all'Atalanta ma è in Scozia ad affermarsi, diventando mito dei tifosi Rangers dove segna 13 gol in 50 partite. Altri giri di danza fra Qatar per monetizzare e Wembley per l'inglese e da quel momento in poi una carriera da intermediario tra squadre argentine e inglesi per segnalare i talenti sudamericani, ma soprattutto la possibilità di vivere di rendita grazie agli ottimi investimenti fatti da calciatore. Possiede infatti 5 case in Argentina, due negli Stati Uniti e 3 a Miami.

L'avventura con la Seleccion, lo ‘sgarro' di Italia '90

I suoi grandi successi da calciatore li ha avuti con la nazionale argentina. Ha esordito contro di noi nella sconfitta albiceleste in Svizzera per 1-3 del 1987 ma è proprio in Italia che diventerà vice-campione del mondo e segnerà due gol storici: uno contro il Brasile, su invenzione di Diego e l'altro contro l'Italia, anticipando Zenga in cattiva uscita. Sarà lui ad eliminare due delle squadre più accreditate per la vittoria finale.

Partecipa anche ai Mondiali del 1994 quando segna un altro gol importante contro la Nigeria sempre su assist di Maradona ma poi resta fuori dal giro perché Passarella obbliga tutti a tagliarsi i capelli e lui si rifiuta categoricamente. Nel mezzo il 20 agosto 1992 segna il gol del 2-0 nella finale della Confederations Cup, disputata contro l'Arabia Saudita e vinta per 3-1. Viene convocato poi dal nuovo ct Marcelo Bielsa per i Mondiali del 2002, durante i quali non gioca alcuna partita, ma dove viene espulso pur trovandosi in panchina. Ha giocato l'ultima gara con la sua Nazionale il 27 marzo 2002, in Argentina-Camerun 2-2.

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Charlotte, croce e delizia di papà

Negli ultimi anni avrebbe voluto un po' di oblio nel suo esilio rilassato di Marbella ma il suo cognome in Italia è tornato in auge non per questioni di calcio. La figlia Charlotte vuole sfondare nel mondo della televisione, prima partecipando in Argentina a Bailando por un Sueño, mentre nel 2015 "sbarca" sull'isola dei Famosi edizione italiana e l'anno successivo è la volta della Spagna con il Gran Hermano Vip 4. Mentre il papà si rilassa in Spagna, Charlotte gira un po' di paesi per realizzare il suo sogno e alimenta il chiacchiericcio del gossip. La grinta l'ha presa di sicuro dal papà.

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