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Camoranesi si ritira dal calcio giocato (VIDEO)

L’ex juventino è pronto per una nuova carriera di allenatore.
A cura di Marco Beltrami
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Dopo 20 anni di carriera, Mauro German Camoranesi ha deciso di appendere le scarpette al chiodo. Una decisione "fisiologica" per l’italoargentino che ora potrà intraprendere una nuova avventura da allenatore. Il guerriero classe ’76 in un’intervista a Fox Racing Sport ha dichiarato che a giugno lascerà il Racing Club Avellaneda anche alla luce delle sue ormai non ottimali condizioni fisiche che gli impediscono di dare il massimo in campo: “A giugno mi ritiro dal calcio. E’ molto frustrante non essere in grado di potermi allenare bene. A me piace a competere e non essere sdraiato su una barella. Ho una gran voglia di iniziare una carriera di allenatore. Mancano ancora pochi mesi da calciatore e poi con grande entusiasmo potrò iniziare una nuova avventura visto che mi sto preparando alla panchina da un bel po’ di tempo”.

L'inizio di carriera. Cresciuto calcisticamente nel Gymnasia Y Esgrima, in Argentina Camoranesi si mette subito in mostra sia per il talento che per il carattere a dir poco fumantino: nel ’94 con un intervento killer mette ko Roberto Pizzo causandogli la rottura del menisco e del tendine. Esordisce tra i professionisti in Messico con il Santos Laguna e dopo un’esperienza in Uruguay con i Montevideo Wanderers, finita male per una squalifica per un pestone all’arbitro, approda al Banfield. 16 gol in 38 presenze che gli permettono il ritorno in Messico al Cruz Azul dove dal ’98 al 2000 firma 32 reti in 78 presenze.

L’arrivo in Italia. Nel 2000 il Verona decide di puntare su di lui. Una fiducia ripagata visto che Camoranesi si conferma uno dei punti di forza degli scaligeri. Nella prima stagione firma 4 gol contribuendo alla salvezza dei gialloblu; nella seconda nonostante le buone prestazioni non riesce a “salvare” l’Hellas che retrocede. A questo punto però arriva la svolta con la Juve che lo acquista in comproprietà per 4 milioni di euro.

I successi. In bianconero, grazie alla guida di Marcello Lippi diventa un punto fermo della squadra. Vince il suo primo scudetto nel 2002 con la Juve che ne riscatta l’intero cartellino. Nelle stagioni a seguire rimane un punto fermo della Vecchia Signora conquistando, due Supercoppe italiane e altri due scudetti nel 2004-2005 e nel 2005-2006, titoli tolti alla Juve in seguito alle sanzioni di Calciopoli. Nel frattempo nel 2006 arriva la sua consacrazione con la Nazionale italiana di Marcello Lippi che sale sul gradino più alto del podio nel 2006. La sua avventura a Torino continua anche in Serie B: la voglia di rimanere in bianconero gli garantisce la stima dei tifosi juventini che apprezzano il suo attaccamento alla maglia.

Gli infortuni e le ultime stagioni. Nel 2010 la Juve lo cede allo Stoccarda, dove non riesce a confermarsi ad altissimi livelli. Per questo motivo decide di tornare in Argentina prima al Lanus e poi al Racing ma nonostante sprazzi di classe purissima, si rende protagonista di brutti episodi come la rissa con Conde, e il calcio al volto a Toranzo con annessa litigata con il mister del Racing Simeone. Troppo nervoso e con troppi infortuni, decide dunque di appendere le scarpette al chiodo nella speranza di una nuova avventura da vincente in panchina.

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