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Calciopoli, la Juventus torna alla carica per i due scudetti

In attesa di leggere le motivazioni della Cassazione che hanno prescritto Moggi, la dirigenza affila le armi per pretendere i titoli 2005 e 2006, il primo revocato e il secondo finito all’Inter. E chiedere alla FIGC il risarcimento di oltre 440 milioni di euro. Tavecchio: “Richiesta temeraria, i reati ci sono stati poi è sopraggiunta la prescrizione”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Le motivazioni della sentenza di Cassazione arriveranno entro 90 giorni. Solo dopo questo termine ed aver letto attentamente i perché si sia arrivati alla decisione che – in via definitiva – ha prescritto i reati nei confronti di Luciano Moggi e la ‘Cupola' scoperchiata dall'inchiesta del 2006, si potranno scegliere le strade da percorrere. Ma la Juventus ha già le idee chiare: quella prescrizione ma soprattutto il fatto che nella sentenza si sia chiarito che "i campionati non erano alterati" sono ulteriori frecce da mettere nella faretra preparata per l'attacco all'arma bianca nei confronti di Inter e FIGC. In prima istanza per riavere i due scudetti tolti (il primo revocato, il secondo consegnato nelle mani di Moratti), in seconda fase per ottenere il risarcimento per i danni subiti (tra penalizzazioni, serie B e lesione d'immagine) calcolati dai contabili juventini in circa 444 milioni di euro.

Prescrizione, ovviamente non significa assenza di reato ma queste sembrano essere questioni di lana caprina. La teoria dell'accusa ha retto anche agli ultimi colpi della Cassazione e, benchè ridotta ai minimi termini, ha confermato che in quell'anno, il 2006, venne confermata l'associazione che faceva capo a Moggi e Giraudo ma che oggi – a distanza di 9 anni – non può venire giudicata perché prescritta. Alla Juventus e al suo presidente Andrea Agnelli interessa ben altro. Scovare nelle motivazioni qualcosa che rafforzi ulteriormente la propria tesi che davanti a "campionati non alterati" restituiscano più che l'onore, soldi e scudetti ai bianconeri.

La replica di Tavecchio, presidente federale: In attesa delle motivazioni, la sentenza conferma la linea della giustizia sportiva. Ovvero che, pur essendo sopraggiunta la prescrizione, i reati ci sono stati. E che un soggetto (l'arbitro De Santis) è stato condannato. Così come c'è stata l'associazione a delinquere e quindi la richiesta di risarcimento della Juventus al Tar è una lite temeraria.

"30 sul campo" dunque è lo slogan che è pronto a tornare nei cori, sulle bandiere, tra gli spalti dei tifosi, appoggiato dalla società. Lasciato nella cassapanca per un paio di stagioni, con la squadra tornata ad imperare in Italia, è però pronto ad essere sventolato in faccia ai giudici in tribunale. I titoli del 2005 e 2006, vinti sul campo non sono finiti nella bacheca bianconera: quello del 2005 venne revocato, quello del 2006 non assegnato e finito poi sulle maglie dell'Inter, a seguito della condanna nel 2006 da parte della giustizia sportiva e conseguente retrocessione in Serie B. Che in questa estate caldissima torneranno ad essere argomento di discussione perché le polemiche, al contrario dei reati, non conoscono prescrizione.

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