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Calciomercato, svolta epocale: anche i giocatori africani saranno comunitari

Una normativa rischia di sconvolgere definitivamente il sistema calcio italiano: la convenzione di Cotonou.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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La Nigeria è campione d'Africa

Si avvicina una nuova svolta epocale per il calciomercato italiano: anche i calciatori africani potrebbero essere considerati comunitari, e dunque cadrebbe anche l'ultimo limite al flusso di giocatori stranieri nel nostro campionato. Una normativa che rischia così di dare il colpo di grazia al sistema calcio italiano, che già a fatica sta provando a riemergere dalle macerie dell'ultimo decennio: dalla tempesta calcioscommesse che ha sovvertito le gerarchie ai pessimi risultati di club e Nazionali in campo internazionale, il nostro Paese sta provando a riprendersi a piccoli passi. Non ultimi, i risultati di Antonio Conte, capace di ridare una sorta di gioco ad una squadra che, agli ultimi Mondiali, era uscita sempre alla fase a gironi. Ma anche la lenta e costante ripresa della Nazionale Under-21, che dopo un girone di qualificazione al cardiopalma, si è qualificata per gli spareggi che valgono l'accesso ad Euro 2015. Tecnicamente, le squadre italiane non possono tesserare più di due extracomunitari nella propria rosa: una normativa che viene agevolmente aggirata con il sistema dei passaporti, ed infatti basta vedere la formazione del Napoli scesa in campo contro l'Athletic Club nei preliminari di Champions League per trovare in campo appena uno o due italiani, con un blocco sudamericano imponente "rafforzato" da qualche elemento europeo.

Gli unici ad essere ancora considerati "extracomunitari", sono di fatto i calciatori asiatici ed africani. Almeno nella maggior parte dei casi: ma con la convenzione di Cotonou rischia di spalancare definitivamente le porte dello status di "comunitario" anche a loro. La convenzione è un accordo firmao dagli stati africani, caraibici e del pacifico con l'Unione Europea, ufficialmente per eliminare povertà e favorire l'integrazione. Uno scopo nobilissimo, e su questo non si può non essere d'accordo. Ma la normativa potrebbe essere estesa anche alle federazioni sportive: lo ha già fatto la Federazione della pallacanestro ed ora la patata bollente passerà alla FIGC. E potrebbe non bastare un'eventuale opposizione: già ai tempi della sentenza Bosman del 1991, l'obbligo di applicarla anche al calcio ha abbattuto il muro che divideva il calciatore tedesco a quello italiano, e con l'allargamento dell'Unione Europea negli anni a venire (oggi siamo a 27 stati, ma in futuro l'Unione ingloberà anche i paesi dei Balcani ancora esclusi, più la sempre attuale questione turca), in pratica dal Portogallo alla Crimea tutti i cittadini saranno parificati come "comunitari".

La convenzione di Cotonou aprirebbe di fatto le porte a ben settantanove paesi africani e caraibici, permettendo di fatto alle società italiane di tesserare praticamente chiunque senza limiti di sorta. Con tutte le conseguenze del caso: se già oggi, per i nostri giovani è difficilissimo emergere, trovando gli spazi chiusi da stranieri spesso anche mediocri ma presi solo perché il nome esotico ha più fascino ("Preso Andrew Smith" non vale un "Preso Andrea Fabbro", sebbene l'uno sia la traduzione dell'altro). Sembra già partito il conto alla rovescia: e non è escluso che, a quel punto, non possano essere aperte le porte in un prossimo futuro anche agli asiatici, gli unici che al momento vengono esclusi quasi sempre da qualunque status "comunitario.

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