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Calcio violento, come l’Inghilterra ha sconfitto gli hooligans

Seconda parte della nostra inchiesta sul tifo violento nel calcio. Guardiamo all’Inghilterra, la patria degli hooligans. Dopo la tragedia di Hillsborough, hanno contrastato la violenza con la repressione e gli stadi di proprietà.
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Responsabilizzazione delle società. Miglioramento delle strutture. Ruolo attivo dello Stato. Tre passi che hanno permesso all'Inghilterra, dopo il fallimento di una misura analoga alla nostra tessera del tifoso, di ridurre al minimo l'incidenza degli hooligans negli stadi (come raccontato nel rapporto di The Guardian)

Origine del fenomeno – Il termine hooligan deriva dall'espressione Hooley's gang con cui all'inizio del Novecento si identificava una banda di teppisti irlandesi nell'East End di Londra. Nell'Inghilterra di fine anni Sessanta, l'Inghilterra dei Beatles e dei Rolling Stones, negli stadi inizia a comparire una tipologia di tifoso molto lontana dall'immagine del gentleman britannico: capelli rasati, sciarpe con i colori della propria squadra, giubbotto imbottito e ai piedi anfibi con punta in metallo. Sono i bootboys. Le curve diventano territorio di conquista degli skinheads, che si identificano in gruppi dai nomi da battaglia: Headhunters ( cacciatori di teste), Yids, Red army ( armata rossa), Gooners. E per la prima volta si dà un nome anche alle curve: la Kop del Liverpool, il North Bank dell'Arsenal, lo Shed del Chelsea, la Stretford End di Manchester. La prima risposta per contrastare la violenza è l'introduzione delle recinzioni per separare le tifoserie. Ma non basta. Nel 1974 un tifoso del Bolton viene accoltellato a morte: è la prima vittima accertata degli hooligans, e altre ne seguiranno tra il 1976 e il 1977, anni in cui la Red Army del Manchester United viene identificata come la gang più violenta d'Inghilterra. Per anni, però, il governo inglese sottovaluta il problema, tratta la violenza negli stadi e le gang alla stregua di mode che nascono e muoiono, come i punk o i mob. Intanto le curve si legano all'estrema destra e la violenza continua.

1989, Hillsborough – Non basta nemmeno lo shock della tragedia dell'Heysel a risvegliare la classe politica e l'opinione pubblica. Margaret Thatcher approva il Football Spectators Act, una legge che prevedeva una sorta di schedatura nazionale dei tifosi, che per assistere a una partita avrebbero dovuto possedere obbligatoriamente una specie di “tessera del tifoso”. Ma la si rivela controproducente, fin troppo macchinosa. Ma il 15 aprile 1989, 96 tifosi del Liverpool muoiono schiacciati dalla calca nello stadio Hillsborough di Sheffield, prima della semifinale di FA Cup contro il Nottingham Forest. Nel 2012, la commissione d'inchiesta indipendente voluta da David Cameron, dopo aver esaminato 450 mila documenti in tre anni, conclude che la responsabilità della strage si deve alla cattiva gestione della polizia e all’inefficienza dei soccorsi: almeno 41 vittime avrebbero potuto essere salvate. È un punto di non ritorno.

La risposta: stadi nuovi – Subito dopo la strage, il rapporto del giudice Taylor suggerisce le prime misure da prendere: intervenire sugli impianti e dotare tutte le tribune in tutti gli stadi di seggiolini numerati. La proposta viene resa obbligatoria dal 1994 per tutte le squadre che partecipano alla Premier League e alla Championships, la seconda divisione. Sono i primi anni della nuova Premier, che ha strappato i primi contratti milionari alla pay tv di Rupert Murdoch, BskyB. Soldi che servono anche a rimodernare gli stadi. Il resto, scrive il Guardian, arriva da un fondo governativo finanziato anche dai proventi del gioco d'azzardo. “All’inizio il governo – in accordo con le agenzie di scommesse – ridusse la tassazione sul gioco che aveva imposto sulle aziende” si legge in un rapporto di Chris Walley, responsabile sicurezza della federazione inglese. “Il denaro accumulato dallo Stato grazie a questi tagli fu incanalato in un fondo speciale dal quale potevano attingere le squadre per qualsiasi lavoro sui propri stadi”. Ancora oggi, la federcalcio mette a disposizione più di 7 milioni di euro per i progetti di ristrutturazione delle squadre locali e può comunque decidere di sovvenzionare discrezionalmente progetti privati o a gestione mista.

Aumentano i prezzi – Le squadre diventano proprietarie degli impianti, provvedono alla loro manutenzione ordinaria e straordinaria e ne ricavano un valore aggiunto rispetto alla normale attività sportiva. Parte dei costi, però, ricade sugli spettatori, perché il prezzo dei biglietti aumenta. Il costo minimo per assistere a una partita del Manchester United passa dalle 3,5 sterline del 1990 alle 31 del 2012. La proprietà dell'impianto, come indicato nella Guide to Safety at Sports Grounds del 1973, comporta anche “ la responsabilità della sicurezza degli spettatori”, affidata all'interno degli stadi a steward pagati dalle squadre, in collegamento via radio con la polizia, presente solo all'esterno, che ha la facoltà di arrestare e far processare per direttissima i tifosi anche solo per violenza verbale.

Law and order – Una tradizione repressiva certo non nuova per il governo inglese. Se ne trova traccia già nello Sporting Event Act del 1985 (che vieta l’introduzione negli stadi delle bevande alcooliche), nel Public Order Act del 1986 (che definisce reato un comportamento “allarmante”), nel Football Spectators Act del 1989, nel Football Offences Act del 1991 e nel Football Offences and Disorder Act del 1999. Nel 2000 la legge si fa ancora più dura con l'approvazione, dopo soli 15 giorni in Parlamento, del Football Desorder Act. La nuova legge introduce il “Banning Order”, parzialmente analogo al D.A.S.P.O. Italiano: a chi è stato condannato per violenza tentata o consumata, per bagarinaggio, possesso di armi, alcoolici o altri oggetti atti a offendere, può essere vietato l'ingresso negli stadi per un periodo dai tre ai dieci anni, con l'aggiunta di una sanzione penale per chi violi tale divieto. In più, la norma consente di considerare reati da stadio anche quelli commessi nelle 24 ore precedenti e successive alla partita anche fuori dall'impianto. E consente alla polizia di fermare per sei ore, e trattenere per 24, con l'ordine di comparire in Tribunale il giorno successivo, chiunque sia anche solo sospettato di aver commesso atti violenti nei cinque giorni che precedono la partita. Alle società, infine, è vietato avere rapporti diretti con i tifosi, che hanno a disposizione un numero verde privato dove segnalare, in forma anonima, situazioni di pericolo. E la repressione funziona. Gli arresti per reati collegati alle partite di calcio nella stagione 2013-2014 sono scesi a 2273, meno di uno ogni 100 spettatori. È il dato più basso di sempre.

PARTE 1 – Fenomeno ultras, la mappa del calcio violento in Italia e in Europa

PARTE 3 – Violenza negli stadi: le forme di contrasto in Italia e in Europa

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