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Calcio in lutto, è morto Pasquale Cavicchia, detto Sfonnareti: segnò anche a Yashin

L’attaccante, ex Fiorentina, andò a segno nell’amichevole viola contro la Dinamo Mosca nel 1962.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Pasquale Cavicchia (Foto da Twitter)
Pasquale Cavicchia (Foto da Twitter)

Si è spento all'età di 72 a Montesilvano, l'ex attaccante Pasquale Cavicchia: classe 1942, aveva iniziato la sua carriera professionistica nel 1959 con la maglia del Pescara. Successivamente ha vestito la maglia della Maceratese per poi arrivare in Serie A con la maglia della Fiorentina nella stagione 1962/63. Ha poi vestito le maglie di Padova, Ternana, Salernitana, Anconitana e Chieti, per poi  ritirarsi nel 1973, a trentuno anni. Il suo aneddoto più famoso era quello che riguardava Lev Yashin, il "ragno nero": al portiere russo, universalmente riconosciuto come il portiere più forte di tutti i tempi, Cavicchia aveva segnato un gol di cui si vantava di continuo, ed a giusta ragione, con tutti.

Era la stagione in viola, l'unica con la squadra toscana: la Fiorentina di Ferruccio Valcareggi era partita per due amichevoli da disputare in Russia, a Mosca e Leningrado. All'epoca, un viaggio considerevole, al di là di quella che Churchill definì "la cortina di ferro", che divideva l'Europa occidentale, filo-statunitense, da quella orientale, filo-sovietica. "In Russia non faceva freddo per niente e tutti stavano in fila per qualunque cosa", raccontò lo stesso Cavicchia, detto "Sfonnareti", in un'intervista rilasciata al Centro di Pescara, "come al buffet del teatro: noi giocatori volevamo passare davanti a tutti, ma non ci fu verso. Tutti in fila e basta. Ricordo anche che vendemmo i nostri vestiti e con i rubli ricavati comprammo pezzi di cristallo, macchinette fotografiche e matrioske". Fu in quell'occasione che arrivò la rete a Yashin, nell'amichevole contro la Dinamo Mosca dove il Ragno Nero ha giocato ininterrottamente dal 1949 al 1971, collezionando 326 partite nel campionato sovietico con la maglia dei moscoviti. Eppure, di quel gol, Cavicchia ricorda poco: non l'azione, ma "gli abbracci dei compagni, quelle sì che le ricordo. Mi sommersero. Era un’amichevole, ma noi ci sentivamo come in finale di Coppa dei Campioni".

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