Bimba allo stadio, si lascia perquisire. Alza le braccia dinanzi alle colpe dei grandi
Magari per la bimba era solo un gioco, ci auguriamo che l'abbia presa davvero così. Però l'immagine di quella piccola con le braccia alzate mentre lo steward la perquisisce è un colpo al cuore. La ragazza sarà stata anche delicata e amorevole nell'espletare quella funzione eppure non riesco a smettere di pensare che dinanzi a situazioni del genere andrebbe messo un bel lucchetto alle porte e fermato tutto. E' la misura del terrore e del sospetto che tracimano e trascinano via ogni cosa, perfino l'innocenza di quella creatura che non è certo un vietcong e nemmeno un pericoloso kamikaze pronto a farsi esplodere. L'immagine ha fatto il giro della Rete e il papà è intervenuto sui Social Network a spiegare la situazione: "Voleva solo imitare i grandi e si è voluta far perquisire. Tutto qui".
Tutto qui? Sì, è proprio tutto lì, a pochi metri dall'ingresso e dai tornelli per accedere alle gradinate. E' la misura dei cattivi maestri e dei pessimi esempi che siamo se un piccola pensa che nel mondo dei grandi le cose vanno così. E che per starci deve arrendersi, alzando le braccia, dinanzi alle loro colpe. Lei non ne ha e nemmeno sa di averle, ma se le ritrova addosso come un fardello sull'anima. Imparerà presto, suo malgrado, che cantare la Marsigliese, scrivere in petto ‘Je suis qualunque cosa' e poi urlare cori razzisti oppure fare a botte sono la stessa cosa là dentro, in quel posto dei grandi. Imparerà che non è come mettere le scarpe di mamma o il cappotto di papà. Che non è più solo un gioco, uno scherzo innocente. E' altro: il riverbero della paura e della violenza con la quale s'impara a convivere, ad accettarla fin da piccoli. Dinanzi a un'immagine del genere riusciremo mai a perdonarci? Gli stadi non dovrebbero essere i luoghi per le famiglie, punti d'aggregazione, impianti accoglienti per tutti e bla bla bla? ‘Ma tutto questo Alice non lo sa…' alza le braccia e sorride.