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Bengtsson shock: “All’Inter ho tentato il suicidio”

L’ex talento svedese classe ’86 che approdò nelle Giovanili dell’Inter racconta la sua battaglia contro la depressione che gli precluse l’exploit nel mondo del calcio.
A cura di Marco Beltrami
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Bengtsson (foto Sun)
Bengtsson (foto Sun)

La vita di un calciatore professionista non è tutta rose e fiori.  Sacrifici, privazioni e una forza di volontà notevole sono doti obbligate per tutti i ragazzi che vogliono realizzare il sogno di sfondare nel mondo del calcio. Spesso il talento, anche se purissimo, non basta come nel caso di Martin Bengtsson, ex enfant prodige e calciatore svedese che sembrava avere numeri da predestinato. Una storia che fa riflettere quella dell’ex stellina nordeuropea che ha rischiato di perdere tutto, finendo nel vortice della depressione.

Il giovane Martin a soli 15 anni conquista tutti in Svezia, mettendosi in mostra nella Prima Divisione. Gli osservatori dei top club europei drizzano le antenne di mercato al punto da scatenare per lui una vera e propria mini-asta. A spuntarla è l’Inter che lo strappa all’Ajax. Ecco come il classe ’86 Bengtsson racconta quei momenti in un’intervista al Sun: “Da quando avevo 7/8 anni ho sempre avuto un obiettivo ben chiaro, quello di giocare al Milan, ma alla fine firmai per l’Inter. Il mio unico obiettivo era di diventare un calciatore e tutta la mia vita girava intorno a quello. C'era solo calcio”.

L'inizio di un incubo

Un sogno dunque che si realizza quello del giovane svedese che a poco a poco però inizia a vedere sparire l’entusiasmo iniziale. Nella sua mente iniziano ad affacciarsi i fantasmi della depressione, dopo un infortunio al ginocchio. Questo il suo racconto: “E ‘iniziato con un infortunio al ginocchio, alla fine della prima stagione all'Inter. Durante questo periodo, non potendo giocare a calcio, ero solo sul divano. Senza il calcio non sapevo cosa fare, perché quando si gioca a calcio a questi livelli, l'unica cosa a cui si pensa è al pallone e a come migliorasi come calciatore. Io, invece, avevo bisogno di qualcuno con cui parlare, e non solo per sentirmi dire che dovevo impegnarmi di più e pensare positivo”.

La decisione shock

Martin non riesce a quel punto a reggere i “ritmi” imposti dall’avventura calcistica diventando sempre più insoddisfatto. Al punto da arrivare a pensare ad una soluzione shock, il suicidio: “Molti calciatori dicono che quella vita è come una prigione, senza libertà di movimento. Io avevo voglia di uscire, e mi capitava di chiedere se potevo andare in città per comprare una chitarra, per avere qualcosa da fare, mentre non giocavo a calcio. Ogni volta continuavano a ripetermi ‘domani', ‘domani'. Io avevo capito che quella vita non faceva per me, ma ero troppo orgoglioso, probabilmente, per dire solo ‘ciao, io non sono fatto per questo'. Mi vergognavo troppo e questa vergogna mi ha condotto a pensare che la soluzione fosse togliermi la vita”.

Il tentato suicidio

Terribile il racconto di quella mattina in cui Bengtsson decide di togliersi la vita, programmando il tutto nei dettagli: “Ho preparato i rasoi in bagno la sera prima, penso fosse il 21 settembre, l'indomani mattina mi sono tagliato i polsi". Fortunatamente per lui prima una donna delle pulizie, e poi i medici dell’Ospedale Niguarda gli hanno salvato la vita. E’ iniziata così una lunga battaglia con la depressione con Martin che rivela di non essersi sentito aiutato dal personale dell’Inter: “Hanno mandato un terapeuta nella mia stanza che disse: ‘E' così strano; hai tutto ciò che si può desiderare nella vita, tutto. Sei un calciatore in uno dei più grandi club del mondo, guadagnerai un sacco di soldi, avrai una bella macchina ‘, avrai tutte le donne che desidererai'. In quel momento ho capito come la gente guarda i giocatori di calcio. Questa è la loro idea, quella di una vita perfetta. Perfetta o meno non faceva per me".

La battaglia contro la depressione

A distanza di anni, la sua battaglia con la depressione continua. Bengtsson non è riuscito a reggere i ritmi del mondo del calcio, che nonostante una passione infinita, si è rivelato troppo stretto per lui: “Mi piacerebbe poter dire con una certa sicurezza che i miei demoni siano spariti per sempre, ma ho imparato che nella vita non si può mai dire mai. Il mondo del calcio era troppo stretto, si può diventare un giocatore migliore e, probabilmente, un multimilionario, ma per me non era abbastanza interessante. Non era abbastanza".

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