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Bayern, regole ferree: “Multe a chi non parla tedesco”

Il presidente del club Hoeness ha avvertito tutti i giocatori e lo staff tecnico: “Nello spogliatoio bisogna tornare a parlare tedesco. La lingua unisce. Altrimenti si vengono a creare tanti piccoli gruppi”.
A cura di Marco Beltrami
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Le rigide regole imposte da Pep Guardiola al Manchester City potrebbero non sono le uniche a far discutere in Europa. L’ex club dell’allenatore catalano, il Bayern Monaco è intenzionato ad iniziare il 2017 con un piglio diverso. E’ quello che s’intuisce dalle ultime dichiarazioni di Uli Hoeness fresco di rielezione alla presidenza del club bavarese. Dopo essersi messo alle spalle i guai con il fisco costatigli un periodo di detenzione, il numero uno del Bayern ha lanciato un messaggio chiarissimo a tutto il club. In un’intervista alla Sport Bild, Hoeness è stato chiarissimo: “Nello spogliatoio bisogna tornare a parlare tedesco. La lingua unisce. Altrimenti si vengono a creare tanti piccoli gruppi”.

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Un riferimento alla scorsa stagione quando con l'ormai ex Pep Guardiola, lo spagnolo e l’inglese la facevano da padrone, scatenando i malumori della tifoseria. Proprio questa situazione è stata alla base anche del feeling mai sbocciato del tutto tra l’allenatore catalano e la piazza. Adesso però con Carlo Ancelotti la musica sembra essere cambiata, con Hoeness che però a scanso di equivoci ci tiene a chiarire i motivi della necessità di parlare tedesco: “Se uno non può partecipare alla conversazione è negativo. Arrivare qua e parlare solo inglese, francese o portoghese non è un bel segno”.

Patti chiari e amicizia lunga dunque al Bayern, con i giocatori stranieri che pagheranno multe anche pesanti in caso di mancato utilizzo della lingua di casa: "Se gli stranieri non imparano il tedesco dovranno pagare: è il modo più semplice". Grande rigidità dunque in casa Bayern, come confermato anche dalla scelta di affidare il ruolo di secondo a Gerland, e non ad Ancelotti junior. La dirigenza bavarese insomma non guarda in faccia nessuno.

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