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Bayern, Ancelotti: “Il sopracciglio? No so nemmeno io perché si muova”

Carlo Ancelotti, oggi alla guida del Bayern Monaco, si è congratulato con Guardiola: “Allenare le sue squadre è facile perché capiscono di calcio” e sulla sua carriera entusiasmante sottolinea: “Le tensioni fanno parte del gioco, il segreto è condividere sempre il proprio lavoro con chi ti circonda. Il sopracciglio? Mi sorprendo anch’io dei movimenti che fa”
A cura di Alessio Pediglieri
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Carlo Ancelotti è tra i più stimati e vincenti allenatori in attività. E quando si ritirerà dal calcio giocato sarà uno dei più grandi di sempre, capace di vincere ed imporsi ovunque abbia giocato o allenato con una dote naturale: la semplicità. Mai sopra le righe, sempre composto  e tranquillo, ha celato nervosismi e tensioni dietro ad un modo di vivere il calcio che pochi hanno. Riuscendo a dominare le frustrazioni, la fama, le critiche e le ansie.

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Unica nota che ne contraddistingue il livello di coinvolgimento è l'oramai inevitabile movimento del sopracciglio: più si inarca, maggiore è la determinazione con cui Ancelotti affronta l'argomento in questione.

I meriti di Pep

In Italia, in Inghilterra, in Spagna, in Francia. I quattro punti cardinali del calcio che conta in Europa hanno un preciso ago catalizzatore: Carlo Ancelotti, capace di imporsi ovunque e iniziando quest'anno la nuova avventura nell'unico campionato che gli mancava, la Bundesliga, alla guida del Bayern Monaco, partendo nel migliore dei modi, delineando subito le linee guida che dovrebbero portare dritti all'ennesimo successo. "E' facile allenare le squadre di Guardiola: si vede che insegna calcio, i giocatori sanno ciò che devono fare, hanno tutti i rudimenti necessari per permetterti di lavorare bene". Un grande allenatore, e un signore del calcio.

Il segreto del successo

Chi è stato allenato da Carlo Ancelotti può solo parlarne bene. Tutti i club che ha lasciato lo hanno rimpianto, dal Milan alla Juventus, dal Real Madrid al Chelsea. Un tecnico capace di calarsi perfettamente nella parte, acquisire le dinamiche del momento, sapendosi adattare e sapendo imporsi, sottovoce, senza mai alzare i toni o assumere atteggiamenti intransigenti: "Il mio primo allenatore e mio padre erano persone quiete, tranquille. Non mi altero mai perché ritengo che il vero segreto per fare bene questo mestiere è avere sintonia con le persone che ti circondano. Stiamo tutti lavorando per uno stesso obiettivo", spiega nell'intervista rilasciata a Goal.

Il sopracciglio dispettoso

Ma è indubbio che anche Ancelotti abbia trascorso momenti delicati, difficili. Non ha conosciuto solamente vittorie, perché nella sua lunga carriera ha assaporato anche sconfitte cocenti: "Non mi faccio però trasportare da ansie e tensioni. E' il nostro mestiere, bisogna saperci convivere. Forse sono un po' teso prima e dopo la gara,  a volte si è tristi, delusi, ma è parte del gioco. Il sopracciglio? Non so nemmeno io i movimenti che fa, a volte riguardandomi in tv mi sorprendo anch'io ma una cosa la escludo: non è stato per un incidente in Vespa".

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