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Barzagli: “Ero uno dei tanti, il Wolfsburg mi ha cambiato. La Juve? C’è una fame pazzesca”

Il difensore ripercorre le tappe della sua carriera dagli inizi con Allegri alla Pistoiese, fino alla crescita in Germania e affermazione alla Juve.
A cura di Marco Beltrami
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La sua assenza pesa come un macigno in casa Juventus. Passano gli anni ma Andrea Barzagli resta un calciatore quasi imprescindibile per Massimiliano Allegri. Esperienza, carisma e professionalità sono le armi in più del difensore che sta recuperando dall’infortunio alla spalla. Il campione del mondo si è raccontato in occasione di un Workshop organizzato da Randstad, ripercorrendo le tappe della sua carriera. Dai primi calci al pallone da professionista, al presente in bianconero. Un retroscena anche legato alla sua evoluzione tattica: "Non ero molto convinto all'inizio, ma piano piano cominciai ad abituarmi a marcare l'uomo. A Pistoia poi giocai per sei mesi come compagno di mister Allegri e sostiene ancora oggi che fu lui a suggerire il cambio di ruolo ‘Gliel'ho detto io a Pillon di metterti difensore'…".

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La svolta professionale per Barzagli? L’approdo al Wolfsburg: “Dopo il Mondiale pensavo che avrei potuto avere di più e andare in una grande squadra. Non me lo meritavo però e quando arrivò l'offerta del Wolfsburg, che per il giocatore che ero, uno dei tanti, era eccessiva, accettai. Lì trovai un allenatore, un certo Felix Magath, che ha stravolto completamente la mia mentalità. Ogni volta che mi lamentavo mi diceva: ‘Sai perché non ti alleni bene? Perché non credi in quello che fai'. Io in effetti in allenamento davo il 70, l'80% e non prendevo mai la palla… Lì è cambiato il mio modo di allenarmi. Da allora do sempre il 100%".

Il completamento del suo percorso professionale è poi arrivato alla Juve, grazie alla mentalità vincente dei bianconeri: "Dopo il primo campionato vinto con la Juve, ricordo che ero in vacanza, e non riuscivo a pensare ad altro: ‘Dobbiamo vincere il secondo scudetto di fila'. Mi era venuta una fame pazzesca. Non so cosa mi sia successo qui alla Juve, ma è così. Al calcio ho dovuto sacrificare molto tempo, che avrei potuto trascorrere con la mia famiglia, e spero di poterlo recuperare in futuro, ma tutto quello che abbiamo lo dobbiamo al calcio. E' il mio lavoro. Lo scopo della mia vita".

Il segreto? Non sentirsi mai arrivati per Barzagli: “E' fondamentale non sentirsi mai arrivati e, soprattutto, la voglia di lavorare. Anche i grandi talenti sono i primi a non tirarsi indietro e quella è la forza di un vero campione. Chi arriva alla Juve, non ha bisogno di sentirsi fare tanti discorsi, guarda i giocatori che sono qui da più tempo. E' accaduto anche a me e anche se non si è abituati a certi ritmi, ci si adegua, perché questo è il mondo Juve".

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