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Barcellona, dieci anni del Messi(a) argentino (video)

Il 16 ottobre del 2004 Messi esordiva con la maglia del Barcellona. Allora era una Pulce oggi il suo nome è già leggenda anche se non ha mai vinto un Mondiale.
A cura di Maurizio De Santis
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Il suo nome è già leggenda. E va sussurrato con devozione, come si fa con gli dei del calcio che sulle spalle indossano la magica ‘dieci'. Messi, 27 anni: 4 Palloni d'Oro, 3 Scarpe d'Oro, 6 titoli conquistati nella Liga, 6 Supercoppa di Spagna, 2 Coppa di Spagna, 3 Champions League, 2 Supercoppa Uefa, 2 Coppa del Mondo per Club, record di 73 gol segnati nella stagione 2011/2012 (di cui 50 realizzati solo nel torneo iberico). E poi c'è una data storica sul calendario: 1° maggio 2005, la prima rete segnata con la maglia dei blaugrana arriva nella sfida contro l'Albacete. Fino a oggi: 361 in 434 match, 249 nella Liga e vicinissimo a strappare a Telmo Zarra il primato di miglior marcatore di tutti i tempi al di là dei Pirenei. E' il 16 ottobre del 2004 che inizia l'era del campione argentino divenuto icona del calcio catalano e internazionale: 17 anni, minuto numero 82, fuori Deco dentro Lionel nel derby con l'Espanyol. Otto minuti per cominciare a scrivere la storia, con un unico rammarico: non essere riuscito mai a vincere un Mondiale finora.

Grani di sale strofinati sulle pelle: la finalissima contro la Germania di Brasile 2014 è ancora una ferita aperta, brucia e fa male assieme alla convinzione diffusa che rispetto a Diego Maradona resterà ancora una Pulce ma capace di far miracoli con un colpo che è quasi magia. Di Stefano, il prototipo del calciatore totale, di lotta e di governo, alimentò la potenza delle merengues prima che sulla scena mondiale irrompesse la perla nera. ‘O rey, Pelè, toccava palla e faceva gol in un amen. Cruijff in campo predicava gioco senza fissa dimora e ogni dribbling fulmineo era un segno di pace. C’era il Pibe che a Dio dava del tu come alla palla e Dio gli porse la mano che lasciò di stucco l’Inghilterra. E Lionel è accanto ai più forti di sempre, nella stessa epoca di Cristiano Ronaldo che sta dall'altra parte della barricata: la favola e la meraviglia, il sogno e la fantasia contro la potenza e la forza dirompente dell'asso portoghese.

Da Ronaldinho a Eto'o. Il funambolo brasiliano, il Leone del Camerun e poi Deco… tutti sacrificati sull'altare di Messi con Guardiola a fargli da padre putativo a bordo campo: si prende cura di quel talento pronto a esplodere e gli cuce addosso il ruolo a lui più congeniale, lo sgancia dalla fascia e lo mette nel vivo dell'attacco alla vigilia del Clasico giocato nel 2009: il Barcellona viola la cattedrale dei ‘blancos' e al Bernabeu rifila sei scoppole sul muso al Real Madrid. Il Messi(a) del calcio catalano e blaugrana compì allora il primo miracolo. La liturgia è sempre la stessa, fa gol è come dare un segno di pace.

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