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Balotelli, quando il brand vale più del calciatore

Puma ha lanciato gli scarpini con la cresta. Ma negli ultimi tre anni il valore di mercato di Mario Balotelli si è più che dimezzato. Ora è tornato sugli stessi livelli del 2009. Fa parlare di sé più fuori che in campo. Il ritorno al Milan è la sua ultima grande occasione.
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L’ultima occasione per rialzare la cresta. Anche se, al momento, Balotelli la cresta l’ha messa solo sulle scarpe Puma col “mohawk” e lo slogan “Why always me?” reso celebre ai tempi del City, già disponibili a 50 dollari sugli store online. Ma il valore di mercato dell’ex Super Mario, cavallo di ritorno in un Milan alle prese con un futuro incerto tra l’accordo con mister Bee ancora da firmare e gli ostacoli al progetto del nuovo stadio al Portello, continua a scendere. E la domanda sorge spontanea: Balotelli è un giocatore sopravvalutato?

Un calo lungo tre anni – Secondo l’autorevole sito Transfermarkt, Balotelli adesso vale 11 milioni, praticamente sugli stessi livelli del 2009, l’anno dell’argento europeo under-21. L’involuzione degli ultimi anni è evidente. Nel 2010, nell’Inter del Triplete, era arrivato a una valutazione doppia (15 milioni), anche se il City spese praticamente il doppio (29,5 milioni) per strapparlo ai nerazzurri. Eppure, Mourinho già non lo considerava più un titolare fisso e la maglia buttata via con rabbia nella semifinale di Champions contro il Barcellona aveva portato alla rottura con buona parte della tifoseria. Dopo 59 presenze e 20 gol all’Inter, Mario mantiene medie sostanzialmente identiche a Manchester: 54 presenze, 20 gol e un cartellino che arriva a toccare i 30 milioni nel 2012, l’anno che pare quello della svolta, con la doppietta europea alla Germania che fa innamorare una nazione. Le prestazioni di Balotelli, però, continuano da allora a calare. Il City lo cede a gennaio 2013 al Milan per 20 milioni di euro in 5 anni. Le 12 reti in 13 presenze fanno sì che il suo valore di mercato arrivi fino a 27 milioni. Ma nel 2013-2014, il suo contributo scende ancora.

L'anno e mezzo di Balo al Milan– Con un ingaggio netto di 4 milioni, Balotelli è, insieme a Kakà e Buffon, l’ottavo giocatore più pagato della Serie A 2013-2014 dietro Mario Gomez (4,2 milioni), Totti (4,5), Cambiasso (4,5), Tevez (4,5), Milito (5), Higuain (5,5) e De Rossi (6,5). Segna 14 gol, è vero, ma la percentuale realizzativa è decisamente modesta. Rigori a parte, solo Cerci fa meglio di lui tra i primi 26 marcatori del campionato, sottolineava il sito La Statistica. In un anno e mezzo, ha portato la squadra a giocare per lui: 5,9 la media dei tiri in porta nei primi sei mesi al Milan, 5,1 nella stagione successiva, quasi il doppio rispetto a quanto aveva fatto in carriera, anche se solo un terzo raggiungono lo specchio della porta. Ma ha fornito solo 0,24 assist per i gol e poco più di un passaggio per mandare un compagno al tiro a partita. E soprattutto ha dribblato molto peggio e perso più di 4 palloni per ogni match giocato, il valore più alto di tutta la sua carriera. Il flop al Mondiale, dopo l’illusorio gol all’Inghilterra, lo mette sul banco degli imputati per il fallimento azzurro, e le sue statistiche di rendimento in Brasile non lo aiutano di certo. Nonostante sia al punto più basso della carriera, il Milan riesce comunque a rivenderlo per 20 milioni al Liverpool, dove si arricchisce anche senza giocare. Ma a Anfield segna solo due gol, in Champions contro il Ludogorets e in Premier contro il Tottenham. Così, se a gennaio per il CIES, l’osservatorio sul calcio di Neuchatel, valeva ancora 26 milioni (65mo tra i giocatori impegnati nei 5 principali campionati europei), ora il peso economico di Balotelli è più che dimezzato.

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L'evoluzione del valore di mercato di Balotelli – Fonte: Transfermarkt

La forma non è sostanza – Gli ultimi tre anni hanno dimostrato che la forma può diventare sostanza al massimo per un breve periodo. Ma ormai di Balotelli si parla più per questioni extra-calcistiche, e la sua popolarità, la sua capacità di polarizzare gli appassionati tra tifosi e detrattori, non basta più a sostenere il suo elevato valore di mercato. Eppure, anche se il cartellino continua a deprezzarsi, il “brand” Balotelli continua a dettare le mode. Dal punto di vista commerciale, funziona l’identificazione tra l’ex Super Mario e il numero 45, come tra Ronaldo e il 9 (non a caso Nike lanciò il marchio R9 e così il Fenomeno ha chiamato la discoteca che ha aperto a Rio) o tra Cristiano Ronaldo e il 7.

Dietro il personaggio cosa c’è? – Non a caso, nel 2013 Time, che gli ha dedicato anche una copertina, lo ha inserito tra le 100 persone più influenti al mondo, secondo sportivo italiano a entrare nella lista dopo Primo Carnera nel 1931. “Mario ha tutte le qualità per essere un top player” scriveva Gianfranco Zola, “può fare la differenza nelle grandi partite, nei momenti che contano. Ma deve mantenere il controllo, per lui è vitale. Mario ama la pressione, ma il successo è una questione di equilibrio”. Finora, quel bilanciamento invocato da Magic Box ancora non si è visto. Balotelli rimane un’icona buona per il marketing, per far vendere scarpe e far diffondere tra i giovani tagli di capelli un po’ fuori dall’ordinario. Proprio nel 2013 la casa tedesca l’ha scelto come testimonial, provando anche a massimizzare l’accordo di sponsorizzazione della nazionale azzurra, un contratto da 5 milioni l’anno fino al 2023. Ma ora è arrivato davvero il momento della svolta, anche per Puma.

L’importante non è più solo che se ne parli. Servono anche prestazioni all’altezza degli investimenti tecnici e commerciali su di lui. Serve, anche alla Puma, ritrovare un giocatore di nuovo leader dell’attacco della nazionale. Time is running out. Balotelli non può più rimandare la scelta tra crescere sul campo e restare solo un volto buono per i cartelloni pubblicitari, un potenziale campione con un grande futuro dietro le spalle, magari costretto a svernare in Qatar per mantenere gli ingaggi da 4 milioni e più all’anno. Perché Balotelli, ha spiegato il dottor Michele Cucchi a Panorama, non ha ancora capito “che non era colpa dell'arbitro, non era il mister ad avercela con lui: era la sua salita, la sua opportunità di crescere. Ora però è pronto, la grande sofferenze che si legge nei suoi occhi va trasformata in energia positiva e in cattiveria agonistica. Per Balotelli è arrivato il momento di decidere come diventare un campione”.

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