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Attentato di Nizza, Frey: “Un ritardo mi ha salvato la vita”

L’ex portiere di Inter e Fiorentina vive nella Città della Costa Azzurra e solo per un ritardo non si è ritrovato sulla Promenade des Anglais al momento del terribile attentato.
A cura di Marco Beltrami
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Ha vissuto la tragedia dell’attentato di Nizza da vicino Sebastien Frey. L’ex portiere, vecchia conoscenza del calcio italiano alla luce del suo passato tra Inter, Verona, Parma, Fiorentina e Genoa, vive nella città della Costa Azzurra. Anche lui avrebbe voluto partecipare ai festeggiamenti per il 14 luglio in quel Promenade des Anglais, oggetto del folle attentato terroristico che ha causato 84 vittime.

Un ritardo però ha salvato la vita all’ex estremo difensore che ha raccontato così come ha vissuto la tragica serata di giovedì: “Ho fatto tardi e mi sono salvato, ma ho l'angoscia nel cuore: non andrò in centro per un bel po’. – racconta a "La Gazzetta dello Sport" -Io in Promenade des Anglais ci vado tutti i giorni a bere il caffè. La festa del 14 luglio? Ci andavo sempre da ragazzino con mio padre, per le famiglie è un evento bellissimo. Ma ieri sono tornato tardi da Pescara e una volta arrivato a casa ho deciso di vedermi i fuochi d'artificio da lontano, senza andare sul lungomare”.

Frey sconvolto per l'accaduto

Una pura casualità dunque quella che ha impedito a Frey di ritrovarsi magari coinvolto nell’attentato di Nizza: “Il camion bianco è andato a sbattere anche contro un garage di mia proprietà. Ho subito mandato un messaggio su Facebook a tutti i miei contatti che sapevo fossero in Promenade. Uno dei miei migliori amici era con suo figlio in braccio, quel camion maledetto gli è passato a 3 metri. Un collega di mia madre è morto, un altro è in ospedale. Chi c'era ha visto cose terribili, da non dormire la notte. Il lungomare è pieno di ragazzi e bambini, chi può volere una cosa del genere?”.

L'appello alle istituzioni

Non usa mezzi termini Frey per definire i protagonisti del vile attacco, con un invito diretto anche alle istituzioni: “Pazzi scatenati, che hanno come unico scopo della vita terrorizzare il mondo intero. Non ho altre risposte. E non mi si venga a parlare di religione: io ho tanti amici musulmani praticanti, nessuna fede predica la morte degli altri. Questi sono solo dei vigliacchi, colpiscono persone innocenti e senza preavviso. Che escano allo scoperto se hanno coraggio… Non lo faranno, ma è ora che il nostro governo affronti la questione diversamente”.

Nessuno è al sicuro

Il classe 1980 durante la sua esperienza calcistica ha avuto modo di giocare anche in Turchia, un altro Paese oggetto di attacchi terroristici: “Finché sono stato io a Bursa, la situazione era più o meno tranquilla. Tanto che avevo quasi più paura quando tornavo in Francia di quando stavo là. Poi in Turchia le cose sono precipitate. Ricordo che dopo gli attentati di Parigi il governo francese mi scrisse una mail per invitarmi a tornare in Francia il prima possibile. E così credo abbia fatto con tutti i nostri connazionali che stavano là… Ero felice di essere qui ora, a casa. Ma con questi pazzi non siamo al sicuro da nessuna parte”.

Non si può "parare" la paura

Per adesso regna la paura, uno stato d’animo che non si può parare: "Chi non l'avrebbe. Stasera dovevo portare i miei figli al concerto di Rihanna per una serata di gioia. Ovviamente lo spettacolo è stato annullato e mi sono fermato a pensare: possiamo ancora vivere con spensieratezza? Me la sentirò ancora di portare i miei figli allo stadio, a una festa o semplicemente in piazza? Non si può davvero "parare" la paura? Un tiro lo posso intuire, respingere d'istinto. La follia no, è totalmente imprevedibile. Io eviterò il centro di Nizza per un po'…".

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