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Ancelotti, Guardiola, Allegri, Luis Enrique: la Champions parla italiano

Due italiani e due che in Serie A hanno fatto esperienza: Guardiola da giocatore, apprendendo le ultime basi tattiche tra Brescia e Roma; Luis Enrique, nella Capitale, imparando da tecnico a confrontarsi con le personalità di grandi giocatori. Oggi tutti e quattro si giocano l’accesso alla finale del Trofeo più importante d’Europa.
A cura di Alessio Pediglieri
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Gli artefici di tutto il lavoro di Barcellona, Juventus, Real Madrid, Bayern Monaco sono loro, gli allenatori, coloro che hanno schierano la squadra, che hanno saputo dare indicazioni, che hanno spronato i giocatori e che quando qualcosa non va sono sempre i primi ad essere messi sulla graticola. E tra le ‘Fab Four' di semifinale spiccano i nomi di Massimiliano Allegri, Carlo Ancelotti, Luis Enrique e Pep Guardiola, tutti uniti da un sottile filo tricolore perché se due sono italiani, gli altri in Italia bene o male ci sono passati. Oggi si giocano l'accesso alla finale più ambita da trionfatori, dimostrando di essere i primi della classe perché ognuno di loro ha, a modo proprio, raggiunto numeri straordinari in carriera.

Le similitudini sono comunque molteplici. Oltre all'Italia, i quattro tecnici sono anche accomunati per essere stati graandi giocatori in campo e dal fatto che stanno guidando quattro società che hanno vinto già e più volte la Champions League. Il decano è ovviamente Carletto Aancelotti non solo per questioni anagrafiche ma per un palmares che al momento non conosce eguali tra i contendenti. Poi c'è Guardiola, un divoratore di Champions visto che quando ci ha partecipato da tecnico ha semmpre raggiunto le semifinali. Infine, Massimiliano Allegri e Luis Enrique, i nuovi che avanzano entrambi al debutto con Juve e Barça (anche se il catalano vanta una prima esperienza nel Barça B) e che sognano la finale mentre sono già entrati nellaaa storia dei rispettivi club.

Carlo Ancelotti, settima semifinale

Il Carletto nazionale è un vero orgoglio per il calcio italiano. Schivo quanto basta e sanguigno quando serve, anche in mezzo al campo insegnava calcio. Amato da compagni e tifosi, capace di diventare un punto di riferimento in ogni squadra abbia giocato sia per il club che per i tifosi, ‘Carlo Magno' da Reggiolo è un uomo che da 43 anni vive nel mondo del pallone: 29 da calciatore e i restanti da tecnico. Vincente in campo, si è dimostrato anche uno dei migliori allenatori in circolazione nel mondo. Il record è ancora di José Mourinho, con 8, ma per Ancelotti questa è la settima semifinale di Champions League, esattamente come un altro mostro sacro in Europa: sir Alex Ferguson. Ancelotti è uno dei pochi ad aver vinto la competizione sia come giocatore, sia come allenatore professione che gli ha già permesso di alzare la Coppa tre volte: due col Milan e quella dell'anno scorso col Real Madrid. E' entrato nella storia del Real con la ‘decima' e ha vinto ovunque sia andato in Europa. Numeri mostruosi, che farebbero impallidire chiunque e che di fatto non hanno paragoni sportivi con gli altri tre.

Pep Guardiola, 6 semifinali su 6 partecipazioni

Se il ruolino di marcia del tecnico italiano del Real Madrid è invidiabile, lo è altrettanto quello di Pep Guardiola. Cresciuto calcisticamente nel Barcellona, Pep ha attinto linfa e insegnamenti da allenatore anche dall'esperienza italiana che ha voluto fortemente fare a fine carriera con le maglie del Brescia e della Roma. Tre stagioni in cui ha perfezionato il suo credo calcistico che poi ha mostrato al mondo alla guida del Barcellona dei Marziani e di quel tiki-taka croce e delizia. Guardiola è un tecnico dall'esperienza recente se si tiene conto che allena una squadra di prima fascia solo dal 2008-2009. Ma da allora non ha mai fallito un appuntamento con la Champions, competizione in cui ha sempre fatto parte del gruppo dei quatto migliori allenatori d'Europa in tutte e sei le partecipazioni e vincendone due. E' riuscito a centrare sempre l'obiettivo sia coi blaugrana, sia col Bayern Monaco, tra l'altro andando a conquistare il primo titolo europeo proprio nella stagione d'esordio con enytrambe le squadre, 2008-2009 col Barça e 2012-2013 col Bayern.

Max Allegri, l'outsider che ci riprova

Tra tutti i tecnici elencati Massimiliano Allegri rappresenta una vera novità in ambito internazionale. Tecnico controverso, dalla brutta fama con l'esonero dal Milan finito in polemica era arrivato alla Juventus dopo l'osannato Antonio Conte nella diffidenza più generale, tra contestazioni di tifosi infastiditi per la scelta societaria. Il tecnico toscano ha trasformato i sassi in vino e al debutto ha fatto meglio del suo illustre predecessore, riportando la squadra bianconera nell'Olimpo europeo dopo ben 12 anni, laddove Conte avev sempre fallito. Allegri sta dimostrando di essere in crescita e di avere ulteriori margini di miglioramento da un punto di vista tattico sapendo gestire tutti i giocatori in rosa cambiandone all'occorrenza modulo e mentalità, senza l'esasperazione di Conte ma con maggior equilibrio e cinismo. Dopo aver riscritto la storia della Vecchia Signora, ha voltato pagina anche in quella personale: il suo miglior risultato in Champions League era un quarto di finale col Milan (2011-2012). Oggi è tra i migliori quattro in Europa. 

La prima volta (in semifinale) di Luis Enrique

Se Pep Guardiola ha un'esperienza limitata, l'attuale tecnico del Barcellona, Luis Enrique è approdato in Champions League soltanto quest'anno, quando ha cominciato ad allenare il Barcellona. Prima, in Europa, come tecnico aveva avuto esperienza soltanto in Europa League nell'unica stagione, negativa, in cui ha guidato la Roma. In Italia, anche lui, provenendo dalla gavetta delle giovanili catalane, alla ricerca del salto di qualità che in Capitale non riuscì a trovare per un carattere ferreo, irremovibile, determinato nelle proprie convinzioni che si sposò da subito male con una piazza abituata da sempre a farsi sentire. Poco male, per lui, visto che con la partenza di Guardiola, è stato proprio lui a prenderne le veci tecniche. Poi più nulla col Celta Vigo e ora finalmente un palcoscenico che conta. Quello del Barça dove ha dovuto affrontare qusi gli stessi problemi trovati in Capitale ma riuscendo superarli e trasformarli in virtù. Nonostante le mille polemiche (con Messi), col club dei senatori che ha provato a comandare al posto suo (Iniesta e Xavi) e alcuni giocatori che si offendono se vengono sostituiti, (vedi Neymar) il tecnico spagnolo non ha guardato in faccia a nessuno e ora è lì, finalmente tra i migliori. Entrando all'esordio di prepotenza nella stori blaugrana: 42 vittorie nelle sue prime 50 partite, in assoluto meglio di Helenio Herrera (40 successi) e Pep Guardiola (37).

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