Abby Wambach arrestata per guida in stato di ebbrezza
Occhi lucidi, e espressione sconvolta. La foto segnaletica della leggenda del calcio femminile Abby Wambach ha subito fatto il giro del mondo. L’atleta americana ritiratasi pochi mesi fa dal calcio giocato è stata arrestata in Oregon la scorsa notte dopo essere stata sorpresa dalla polizia di Portland alla guida della sua vettura, sotto l’effetto di sostanze inebrianti. La campionessa classe 1980, ora rischia veramente grosso visto che dopo le due minime notti di fermo, la sospensione della patente per un anno e una multa di 2000 dollari, potrebbe andare incontro anche ad un anno di carcere.
La Wambach non ha perso tempo per scusarsi per l’accaduto attraverso il suo profilo ufficiale Facebook: “Ieri sera sono stata arrestata a Portland dopo essere stata a cena a casa di un amico. Quelli che mi conoscono sanno che ho sempre chiesto il massimo a me stesso, e invece ho affossato me e gli altri. Mi prendo la piena responsabilità per le mie azioni, e questo è tutto. Vi posso promettere che farò tutto il necessario per garantire che il mio terribile errore non si ripeta mai più. Mi spiace tanto per la mia famiglia, i miei amici, fan e tutti quelli che meriterebbero di seguire un esempio migliore.
Carriera da record
La Wambach è una vera e propria leggenda del calcio femminile. 4 volte finalista Pallone d’Oro Fifa femminile, ha vinto il trofeo nel 2012. Ha sollevato al cielo il titolo mondiale con la sua Nazionale, facendo inoltre registrare anche il record di media-goal a partita, con ben 125 reti in 165 gare. Per sei volte ha vinto il titolo di miglior calciatrice e due volte ha conquistato l'oro Olimpico con la Nazionale a stelle e strisce.
Il bacio con la compagna dopo la vittoria del Mondiale
La Wambach conquistò le prime pagine anche dei giornali di gossip nella scorsa estate in occasione della vittoria dei Mondiali di calcio femminile con gli Usa. Per festeggiare infatti ha baciato pubblicamente la compagna Sarah Huffman sposata nel 2013 alle Hawaii per un’unione riconosciuta anche negli Usa dopo la sentenza della Corte Costituzionale.
