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55 ore di viaggio, dalla Nuova Zelanda a Wembley, per tifare Tranmere

Stuart Dye ha viaggiato per 55 ore ed ha percorso più di 36mila chilometri per seguire la finale di Conference (la 5a divisione inglese) del ‘suo’ Tranmere Rovers, che ha perso contro il Forest Green.
A cura di Alessio Morra
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Chi ha delle forti passioni, sa che a volte controllarle è veramente molto difficile. Un tifoso 41enne che vive in Nuova Zelanda ha dimostrato che la sua passione per il calcio è più forte di qualunque cosa. Perché quest’uomo, che si chiama Stuart Dye, è volato in Inghilterra per vedere dal vivo un match della Premier League. Stuart non si è presentato a Stamford Bridge per celebrare il Chelsea o a White Hart Lane, che dopo decenni gloriosi ha chiuso i battenti dopo una sfida con il Manchester United, ma è andato a tifare per la sua squadra del cuore il Tranmere Rovers che ha sfidato il Forest Green Rovers nella finale di Conference League, la quinta divisione inglese.

Stuart ha effettuato un viaggio di 36.648 chilometri, durato 55 ore per il suo amato Tranmere Rovers che a Wembley si giocava il ritorno tra i professionisti. Purtroppo per il Rovers e soprattutto per questo tifoso il Forest Green Rovers ha vinto per 3-1 ed ha conquistato la promozione. Il sogno del Tranmere è svanito, la delusione è stata enorme per quest’uomo che almeno però prima di ritornare a casa è diventato un grande personaggio, ha rilasciato alcune dichiarazioni ed ha parlato al termine dell’incontro: “Non siamo mai stati in partita, per me è stato orribile. Ci sono rimasto molto male”. Poi in una lettera aperta ha parlato del suo tifo per il club di Birkenhead:

Mia madre mi ha portato per la prima volta allo stadio. Poi ci siamo trasferiti dall’altra parte del globo, la mia vita è cambiata. Ho tredici maglie della squadra di cui due autografate, la targa della mia macchina è composta delle lettere TRFC, il mio account Twitter è @tranmere10. In Inghilterra il football è descritto come una religione, un po’ quello che accade in Nuova Zelanda per il rugby. Per me è anche di più, direi qualcosa che si avvicina alla spiritualità.

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